Quando nel marzo 2020 arrivò in Italia la pandemia, il governo si trovò costretto a rinunciare agli obiettivi di finanza pubblica fissata con la legge di Bilancio. Il deficit, che si sarebbe dovuto attestare al 2,4% del PIL, avrebbe chiuso quell’anno al 9,5%. Mai così alto da quasi trenta anni. Fu l’occasione per studiare l’emissione di una nuova tipologia di titoli di stato per attirare i risparmi delle famiglie e cercare così di finanziare le spese sanitarie di contrasto al Covid-19.

Nel luglio 2020, il Tesoro collocò sul mercato il BTp Futura 2030 (ISIN: IT0005415291). Sarebbe stato il primo di una serie di quattro emissioni ad oggi. Consisteva in un bond con cedole crescenti, riservato al canale retail e con premio fedeltà indicizzato all’andamento del PIL nominale.

Tassi bassi rispetto al rendimento sul MoT

Con il BTp Futura 2030 furono raccolto 6,13 miliardi di euro. Non esattamente un grande successo. D’altronde, i tassi d’interesse offerti alle famiglie erano bassi: cedola lorda di 1,15% per il primo quadriennio, di 1,30% per il successivo triennio e di 1,45% per l’ultimo triennio. I sottoscrittori che manterranno il bond in portafoglio fino alla scadenza, riceveranno un premio fedeltà compreso tra 1% e 3% del capitale nominale.

Stando a questi dati, i sottoscrittori del BTp Futura 2030 avranno con certezza un rendimento medio alla scadenza di 1,285% e che potrà arrivare a 1,585% con la corresponsione del premio fedeltà massimo. Tuttavia, chi oggi comprasse questo titolo sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana, lo pagherebbe intorno a 83,50 centesimi. Otterrebbe così un rendimento alla scadenza superiore al 3,80%. Praticamente, il premio fedeltà gli farebbe un baffo. Lo scrivemmo per l’occasione: i tassi sono troppo bassi per risultare allettanti. Sarebbero risaliti ancora più velocemente del previsto.

BTp Futura 2030 con premio fedeltà massimo?

Ma almeno una buona notizia per i sottoscrittori esiste. Sulla base dei dati su PIL e deflatore atteso per il 2022, in questi primi due anni di vita del BTp Futura 2030 il PIL nominale italiano risulta essere cresciuto del 14%.

Poiché per ottenere il premio fedeltà massimo del 3% alla scadenza è necessario che il PIL nominale cresca di poco più del 30% tra il 2021 (compreso) al 2029 (compreso), nei prossimi sette anni dovrà esserci una crescita ulteriore del 16%. Ciò corrisponde a un tasso medio inferiore al 2% all’anno. In teoria, già con la sola inflazione dovremmo arrivarci.

Ripetiamo, si tratterebbe di una magra consolazione, dato che l’alternativa sarebbe stata di attendere la caduta dei prezzi sul mercato secondario per comprare il BTp Futura 2030 a sconto, ottenendo un rendimento ben maggiore. Indietro non si può tornare e rivendere adesso non avrebbe senso, a meno che non si avesse bisogno impellente di liquidità. Perlomeno la scommessa sul premio fedeltà sembra essere stata ben riposta. Pochissima roba, eh!

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