Il Tesoro ha emesso oggi titoli di stato per 4,5 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi di BTp aprile 2030 e cedola 1,35% (ISIN: IT0005383309) e 2 miliardi di BTp febbraio 2025 e cedola 0,35% (ISIN: IT0005386245). I primi hanno registrato un rapporto di copertura in crescita a 1,33 da 1,22 dell’emissione di un mese fa, anche se il rendimento esitato è risultato in crescita all’1,35%, dall’1,29%. Infatti, il prezzo di aggiudicazione è stato di 100,01, cioè alla pari. Quanto al quinquennale, il rendimento si è attestato allo 0,61%, in discesa dallo 0,64% di fine novembre, con un prezzo di 98,68.

In entrambi i casi, trattasi di titoli relativamente liquidi. Di BTp aprile 2030 ne circolano già per 15,83 miliardi, di quelli con scadenza febbraio 2025 per 10,9 miliardi. Ricordiamoci, poi, che i primi fungeranno per i prossimi mesi da “benchmark” per i decennali italiani e, pertanto, saranno abbastanza tradati.

Comunque sia, i rendimenti esitati all’asta appaiono allettanti per diverse ragioni. Il fatto, ad esempio, che cedola e rendimento combacino per il BTp 2030 evita all’investitore cassettista problemi di sorta in fase di rimborso alla scadenza, dato che non dovrà avere a che fare con minusvalenze da compensare o con plusvalenze tassabili. Le prime pongono problemi per i casi in cui non si abbiano plusvalenze da far valere entro i successivi 5 anni, con il rischio che il credito d’imposta riconosciuto dal fisco vada perduto. E l’1,35% si mostra generoso, specie al confronto con il contesto europeo di riferimento. In teoria, sarebbe una percentuale capace di proteggere il potere di acquisto dell’investimento “risk free”.

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Collocamenti più cari per gli acquirenti

Quanto al quinquennale, abbiamo un rendimento decisamente inferiore, ma a fronte di un arco temporale dimezzato. E l’emissione sotto la pari consente all’investitore di realizzare plusvalenze alla scadenza, che si sommeranno alle cedole incassate fino ad allora, anche se obiettivamente esse saranno magre per tutti i 5 anni, per cui è in fase di rimborso che si otterrà gran parte di quello 0,61% di rendimento esitato all’asta.

Ad ogni modo, per questa scadenza non sarebbe possibile trovare di meglio in giro per l’Eurozona, almeno non rimanendo sui titoli a rischio sostanzialmente nullo.

Infine, entrambi i BTp sono stati collocati sul mercato a prezzi più cari di quelli vigenti sul secondario. Il quinquennale ha spuntato una ventina di centesimi in più e il decennale oltre una trentina. Di fatto, il primo offriva circa lo 0,64% e il secondo in area 1,42% poco prima dell’asta.

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