I BTp sono scesi dai massimi toccati a settembre, quando il rendimento decennale si aggirava intorno allo 0,80% e quello a 50 anni superava di poco il 2%. Oggi, anche a seguito delle tensioni politiche, il primo è riuscito a oltrepassare l’1,10% per la prima volta da due mesi a questa parte. Nulla, però, che possa sciupare i guadagni cospicui di quest’anno. Chiaramente, le maggiori soddisfazioni sono arrivate dalle scadenze più longeve, quelle la cui elevata “duration” esprime una maggiore reattività dei prezzi alle variazioni dei rendimenti.

Introduciamo il concetto di “Total Return”, che nel campo obbligazionario sottintende i guadagni complessivi realizzati da un investimento, composti dalle plusvalenze maturate sul capitale e dalle cedole nel frattempo incassate. Immaginiamo di avere acquistato BTp a lunga scadenza alla fine del 2018 o, come vedremo, all’atto dell’emissione del BTp 2049 nel febbraio scorso. Verifichiamo quanto abbia inciso la cedola nei guadagni di questi mesi.

Tassazione cedola BTp e la questione del rateo: chi, come e quando paga?

Il contributo delle cedole

Il BTp marzo 2067, cedola 2,80% (ISIN: IT0005217390), è salito di prezzo nel corso del 2019 ad oggi di quasi il 32%. Tanto guadagneremmo, se oggi lo rivendessimo. A ciò, però, vanno sommate le cedole incassate e i relativi ratei (attivi nel caso di rivendita e passivi all’acquisto), che nel complesso sono state pari al 3,24% dell’investimento, portando i guadagni complessivi a oltre il 35%. E così, la cedola ha inciso per il 9,2% dei realizzi totali.

Il BTp marzo 2049 e cedola 3,85% (ISIN: IT0005363111) ha registrato una performance ancora migliore: +38,2%. E le cedole in questi appena 8 mesi e mezzo avrebbero reso il 2,8%, portando al 41% i guadagni totali, sui quali risultano avere inciso per il 6,8%. Infine, il BTp agosto 2039 e cedola 5% (ISIN: IT0004286966): +24,8% il prezzo e 3,35% il valore delle cedole rapportato all’investimento. Il risultato finale fa 28,15%. La cedola, in questo caso, ha inciso per poco meno del 12%.

Come avrete notato, i tassi offerti dai suddetti bond risultano elevati, essendo avvenute le emissioni in periodi in cui i rendimenti lungo la curva delle scadenze si attestavano su livelli ben maggiori. Eclatante il caso del nuovo trentennale, emesso appena 8 mesi fa. Se le cedole fossero state più basse, da un lato avrebbero inciso di meno sul “total return”, dall’altro sarebbero stati più bassi proprio i guadagni in conto capitale (“capital gain”), in quanto il mercato sarebbe stato meno attratto dalla generosità delle cedole e i prezzi sarebbero saliti di meno. In breve, abbiamo trovato che i tassi cedolari sulle scadenze più lunghe dei BTp hanno contributo quest’anno mediamente per quasi un decimo dei guadagni.

Lo strano BTp con maxi-cedola e dai rendimenti choc

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