I rendimenti dei titoli di stato italiani sono saliti ai massimi da un decennio nel corso della settimana passata. Il BTp a 10 anni ha quasi toccato la soglia del 5%. Dopo l’intervento della Banca d’Inghilterra a sostegno dei Gilt, però, c’è stato in tutta Europa un marcato ripiegamento. Il decennale italiano ha potuto tendere così nuovamente verso il 4,50%. Spostandoci sulle scadenze più lunghe, notiamo il BTp a 30 anni a ridosso del 4,90%. Un livello di rendimento indubbiamente interessante, se non fosse che le distanze con la scadenza decennale siano basse.

Perché un obbligazionista dovrebbe comprare un titolo a 30 anni, anziché a 10 anni, se rende quasi uguale? In effetti, esso si priverebbe della liquidità per un periodo di 20 anni maggiore, a fronte di una remunerazione extra a dir poco irrisoria: meno del +0,40% lordo all’anno.

Durata e rischio di credito

Peraltro, quando investiamo la durata dell’investimento non è una variabile neutrale per il rischio di credito che ci assumiamo. Da qui a una decina di anni possiamo immaginare cosa accade al nostro creditore, ma tra una trentina è impossibile. La stessa Germania nel 2050 potrebbe rivelarsi un’economia più debole e indebitata di oggi. Chi lo sa? Dunque, dovrei pretendere un rendimento crescente con l’aumentare della durata del bond.

Detto questo, il BTp a 30 anni conserva ancora qualche punto di forza. Il primo riguarda la cedola netta effettiva. Chi acquista il BTp a 10 anni, infatti, si porta a casa una cedola annua del 2,50% lordo, pari al 2,19% netto. Rapportata all’esborso per inserire il titolo in portafoglio, cioè di poco più di 84 centesimi, sale al 2,60%. Invece, il BTp a 30 anni in scadenza nel settembre 2052 offre cedola lorda del 2,15%, pari all’1,88% netto. Rispetto al prezzo di acquisto di meno di 64 centesimi, venerdì faceva il 2,95%.

BTp a 30 anni, appeal con calo tassi

Chi acquista il BTp a 30 anni si porta a casa un flusso annuale di reddito del 2,95%, +0,35% del decennale.

Ma torniamo al discorso di prima sul rendimento complessivo: una differenza così bassa giustifica l’investimento? La risposta dipende, in realtà, dall’obiettivo che ci poniamo in fase di acquisto del bond. Potremmo decidere di disinvestire prima della scadenza, approfittando magari del rialzo della quotazione per realizzare una plusvalenza. Da questo punto di vista, il potenziale upside del BTp a 30 anni risulta decisamente superiore.

Data la maggiore duration, un futuro calo dei tassi imprimerebbe al trentennale guadagni più alti di quelli che potremmo registrare con il decennale. Viceversa, nel caso di rialzi dei tassi ad oggi non scontati dal mercato. In un certo senso, il BTp a 30 anni può fungere da possibile “tesoretto” per uno scenario ribassista dei tassi. Ricordate la regola aurea: comprate bond lunghi quando i tassi sono alti e brevi quando sono bassi. Perlomeno, se non volete rimanere a bocca asciutta nei mesi e negli anni successivi.

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