La vittoria di Giorgia Meloni e il suo centro-destra alle elezioni politiche di ieri non sta scuotendo i mercati. Era stata ampiamente scontata nelle precedenti settimane, sebbene vi fosse ancora qualche timore per la possibile reazione negativa dopo l’esito elettorale. Invece, lo spread in mattinata è sì salito, ma restando in area 235 punti base. Nel frattempo, Piazza Affari segna un rialzo di oltre l’1%. Insomma, nessuno sconvolgimento. Il rischio Italia per il momento non esiste. Gli investitori stanno concedendo un’apertura di credito alla quasi certa futura premier, che anche nel commentare i risultati delle elezioni ha usato parole e toni pacati.

Il BTp a 10 anni viaggia sopra il 4,40%. Non sappiamo se stia raggiungendo l’apice o se entro qualche settimana possa arrivare alla soglia del 5%. Dipenderà non solo dall’andamento dello spread in senso stretto, quanto anche dai rendimenti sovrani nel resto dell’Eurozona. Se il Bund decennale arrivasse in area 2,50% dal 2,10% attuale, tale soglia sarebbe alla portata. Indipendentemente dal rischio Italia, quindi, il peggio per i titoli di stato italiani potrebbe non essere alle spalle.

Rischio Italia al test del governo Meloni

D’altra parte, la nascita del prossimo governo di centro-destra può esitare tre scenari diversi: un trend stabile per effetto della valutazione dei suoi provvedimenti caso per caso sui mercati; un trend negativo, qualora prevalesse la tendenza allo scontro con Bruxelles sui conti pubblici e le riforme economiche legate al PNRR; un trend positivo se Meloni riuscisse a nominare ministri competenti e rassicuranti e al contempo a frenare le intemperanze verbali dell’alleato leghista.

In campagna elettorale, la leader di Fratelli d’Italia ha fatto intendere che cercherà di seguire proprio questo terzo scenario. Ella punta a un clima di serenità con la Commissione, al fine di ottenere la dovuta flessibilità necessaria sui conti pubblici e, al contempo, condizioni positive sui mercati.

Il film del 2018 è stato d’insegnamento. Lo scontro con i commissari si rivelò un disastro per l’Italia, che vide esplodere i rendimenti sovrani.

Ma il rischio Italia non dipende solo dalle azioni del governo uscente e quello futuro. C’è la crisi energetica a pesare come un macigno sulle prospettive economiche a breve dell’Europa e, di conseguenza, sulla sostenibilità percepita del nostro debito pubblico. A sua volta, essa riflette la guerra tra Russia e Ucraina, il cui andamento sfugge al controllo dei governi occidentali. Insomma, al di là del giudizio che i mercati avranno del prossimo governo a guida Meloni, la crisi dei BTp potrà aggravarsi nel breve termine per il deterioramento in corso delle condizioni macro. Non dimentichiamo che la BCE sta alzando i tassi d’interesse per battere l’inflazione, un fatto che in sé depone a sfavore dell’obbligazionario.

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