Meno di un paio di settimane fa, il Tesoro emetteva il nuovo BTp a 50 anni, con scadenza 1 marzo 2072 e cedola 2,15% (ISIN: IT00054411883). Rispetto al precedente bond “Matusalemme” con scadenza marzo 2067 e cedola 2,8%, il tasso offerto risulta decisamente inferiore.

Il BTp a 50 anni ha fatto il suo debutto sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana alla fine della settimana scorsa. E non è stato promettente. Questa mattina, il titolo esibiva una quotazione di 97,5 centesimi, del 2% più bassa rispetto a quella di emissione (99,467).

E così, il rendimento lordo sale al 2,25%, circa 7 punti base sopra quello esitato in fase di collocamento.

A titolo di confronto, il vecchio BTp a 50 anni offre sempre oggi un rendimento di poco superiore al 2%, quasi un quarto di punto percentuale in meno della nuova scadenza. Certo, ha una durata residua di 5 anni più corta, ma probabilmente il fattore che maggiormente sta incidendo sullo spread tra i due titoli è un altro: la cedola.

Ai prezzi attuali, il tasso d’interesse effettivo offerto dal nuovo BTp a 50 anni è del 2,20%. Il bond che scade nel 2067, invece, offre ancora il 2,35%. In un certo senso, a fronte di un investimento di lungo termine quasi equivalente in termini di longevità, il vecchio “benchmark” si mostra più allettante. Esso garantisce un flusso di reddito più alto.

Ad ogni modo, anche quest’ultimo segnala un trend negativo. In poco più di due mesi, perde oltre il 12% e il rendimento guadagna più di mezzo punto percentuale. Diciamo che l’emissione del nuovo BTp a 50 anni non è caduta in un momento fortunato. Il trend sui mercati obbligazionari è ribassista, per cui le quotazioni scendono e i rendimenti salgono. E le scadenze più lunghe pagano un pegno più alto.

Detto questo, entrambi i BTp a 50 anni oggigiorno offrirebbero rendimenti superiori al tasso d’inflazione obiettivo della BCE “vicino, ma di poco inferiore al 2%”.

Nel medio-lungo periodo, in altre parole, si mostrerebbero capaci di conservare il potere d’acquisto del capitale investito. Cosa che non può dirsi di tutte le altre scadenze dei BTp, pur le più remunerative nell’Eurozona insieme a quelle della Grecia.

Proprio questo aspetto ci induce a ritenere che la caduta delle quotazioni dei BTp a 50 anni sarà frenata dall’appetibilità di una “yield” reale positiva anche in un’ottica di lungo periodo. Pur con tutte le cautele sul fronte rischio sovrano e della volatilità, un investitore tedesco inizierà a chiedersi se non sia il caso di inserire in portafoglio qualcuno di questi bond italiani a lunga scadenza. Riceverebbe una cedola effettiva superiore di mezzo punto percentuale all’ultimo tasso d’inflazione rilevato in Germania.

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