Se c’è un titolo di stato che sintetizza al meglio l’andamento del mercato sovrano italiano, questo è il BTp 2072 (ISIN: IT0005441883). Fu emesso per la prima volta un anno e mezzo fa ed ha la più lunga durata tra tutti i bond in circolazione. Scade tra poco meno di 50 anni e lo scorso venerdì offriva un rendimento interessante del 3,90%. Per via della sua elevata duration, risulta essere molto sensibile alle variazioni dei tassi di mercato. Crolla di prezzo quando il rendimento sale e s’impenna quando il rendimento scende.

Il BTp 2072 toccava il suo minimo storico in data 12 ottobre, seduta chiusa a una quotazione di 53,86 centesimi. Venerdì scorso, si aggirava intorno ai 61,80 centesimi. In termini percentuali, era salito del 14,74% in un mese. Nello stesso arco di tempo, il rendimento scendeva dello 0,65%. Praticamente, comprarlo oggi rispetto a ottobre ci rende da qui alla scadenza qualcosa come circa il 30% lordo in meno.

La cedola del 2,15% è rapportata al valore nominale (100) del BTp 2072, per cui essa vale adesso il 3,04% rispetto al prezzo di acquisto e al netto dell’imposta del 12,50% sui guadagni offerti dai titoli di stato. In un’ottica di lungo periodo, quando l’inflazione italiana dovrebbe riportarsi al target BCE del 2%, la sola cedola giustificherebbe l’investimento. Nel decennio pre-Covid, poi, l’inflazione italiana è stata mediamente intorno all’1%.

Boom del BTp 2072 nella seduta di giovedì

Ma il vero motivo per cui gran parte di famiglie e investitori istituzionali acquista BTp 2072 è per rivenderlo prima della scadenza. Auspicabilmente a prezzi più alti s’intende. Il boom dai minimi di ottobre è legato al crollo precedente accusato dal bond per effetto del rialzo dei tassi BCE, il quale è stato conseguente all’esplosione dell’inflazione nell’Eurozona. Probabile che il mercato inizi adesso a monetizzare i guadagni e che i rendimenti (prezzi) si stabilizzino o risalgano (scendano) parzialmente.

Quello che è accaduto giovedì scorso è interessante. L’inflazione americana nel mese di ottobre è risultata del 7,7% annuo contro l’8,2% di settembre. Il mercato aveva stimato l’8% ed è corso ad acquistare tutto, dalle azioni alle obbligazioni, per festeggiare la notizia. La speranza è che la Federal Reserve sia costretta ad alzare i tassi d’interesse un po’ meno delle aspettative. E ciò non potrebbe che riverberarsi sulle altre banche centrali. Dunque, spread sceso sotto 200 punti base e rendimenti italiani in picchiata. Ne ha approfittato anche il BTp 2072, che in una sola seduta ha guadagnato il 4%.

L’evento dimostra che nei prossimi mesi il mercato sarà molto sensibile all’arrivo di eventuali notizie positive, in primis il calo dell’inflazione. Tutto ciò che prospetterà un rialzo dei tassi meno drastico delle previsioni si tradurrà in un aumento dei prezzi degli asset. Per l’Italia ad uscirne vincitore sarebbe proprio il BTp 2072, sebbene la debolezza dei nostri titoli sarebbe tutt’altro che finita.

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