Il bond “Matusalemme”, con scadenza nel marzo 2067 e cedola 2,80% (ISIN: IT0005217390), ha toccato il suo nuovo massimo storico lunedì 10 agosto, quando la quotazione segnava 121,20. Ieri, pur in recupero, si acquistava a poco meno di 120. Il rendimento alla scadenza si attesta all’1,98% lordo, che al netto dell’imposizione fiscale scende all’1,73%. Abituati ormai ai rendimenti azzerati o negativi di questa fase, ci sembra un livello effettivamente altissimo di remunerazione dell’investimento. Il punto è che l’Italia non è la Germania, non siamo un “porto sicuro” per i capitali, né il nostro mercato si mostra stabile, subendo la volatilità degli umori degli investitori sulla sostenibilità del nostro debito pubblico.

Alla fine di quest’anno, verosimilmente esploderà sopra il 160% del pil.

BTp 2067 vicino al record e sale anche il credito d’imposta

Un rendimento netto dell’1,73% all’anno suona, allora, un po’ basso anche per un periodo come questo, considerando che nei prossimi anni, prima o poi l’inflazione tornerà ad alzare la testa e se la BCE riuscisse a riportare la crescita tendenziale dei prezzi nell’Eurozona in linea con l’obiettivo “di poco inferiore al 2%”, rischiamo di mettere a repentaglio il capitale o, nell’ipotesi migliore, di doverlo tenere investito per decenni in un asset di fatto infruttifero.

Esistono alternative al BTp 2067? Sullo stretto piano del rendimento e del rischio, no. Ma acquistandolo, ci esponiamo ad un’obbligazione a lunghissima scadenza e che, di conseguenza, risente piuttosto negativamente dei movimenti rialzisti dei tassi di mercato. Ne deduciamo due scenari: manteniamo il titolo fino alla scadenza, ma rischiando di maturare rendimenti reali nulli o negativi; rivendiamo il titolo prima della scadenza, ma ai minori prezzi di mercato registrati, subendo una minusvalenza.

Alternative valide?

Meglio sarebbe, in questa fase, ridurre la duration e puntare su titoli con rendimenti positivi, pur inferiori a quelli offerti dal BTp 2067, così da approfittare del tendenziale rialzo futuro dei tassi.

Per allora, avremmo nuovamente a disposizione il capitale da reinvestire a rendimenti più alti. Vincolando a una scadenza residua di quasi 50 anni, invece, tale opportunità non verrebbe colta, se non al costo di subire perdite immediate e potenzialmente anche elevate.

Ai prezzi di ieri, 1.000 euro nominali di BTp 2067 si acquistavano a 1.199 euro. E poiché la prossima cedola sarà messa in pagamento l’1 settembre, dovremmo altresì corrispondere al venditore il rateo passivo di 12,93 euro. In cambio, tra un paio di settimane riscuoteremmo una cedola per intero di 14 euro lordi. Quella netta annuale, rapportata al valore dell’investimento, sarebbe del 2,04%. E alla scadenza, la minusvalenza del 16,50% (19,90 / 119,90) ci infliggerebbe una perdita lorda su base annuale dello 0,36%, pari allo 0,3150% netto. Da qui, il rendimento netto dell’1,73%. Sareste disposti a rischiare di inserire in portafoglio un bond dalla remunerazione potenzialmente neppure sufficiente a coprire la perdita del potere di acquisto per quasi ben mezzo secolo?

BTp 2067: maxi-rimbalzo dai minimi di aprile

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