C’erano una volta le cedole, quelle grosse. Negli ultimi tempi, stanno risalendo. Basti pensare che qualche giorno fa il Tesoro ha emesso un nuovo BTp a 7 anni, offrendo un tasso d’interesse lordo del 2,8%. Non accadeva da anni ad assistere a tanta magnanimità. L’inflazione è risalita così velocemente da avere costretto governi e aziende ad alzare i rendimenti offerti al mercato. Ma sempre nulla a che vedere alle condizioni che gli obbligazionisti riuscivano a spuntare qualche decennio fa. Eh, ma l’inflazione era più alta a quei tempi.

Verissimo, eppure ciò non toglie che si strappassero agli emittenti condizioni ben migliori di oggi anche in termini reali. Ve lo dimostreremo con un esempio riguardante il BTp 1 maggio 2031 e cedola 6% (ISIN: IT0001444378).

Rendimento netto effettivo del BTp 2031

Il titolo fu collocato sul mercato alla fine del lontano 1999. In Italia circolava ancora la lira, sebbene già il nostro Paese avesse aderito all’Eurozona dall’1 gennaio di quell’anno. I rendimenti sovrani iniziavano a scendere. Pensate che mediamente erano al 10% solamente pochi anni prima. Ma il Tesoro doveva ancora allettare il mercato con tassi d’interesse più elevati che nei grandi paesi occidentali, tra cui Germania e Francia.

Il BTp 2031 fu emesso a un prezzo di 102,4. Venerdì scorso, si aggirava a 127,70. Il suo massimo storico lo raggiunse a inizio 2021, quando sfiorò la quotazione di 155. Ai prezzi dell’ultima seduta, offriva un rendimento netto annuale del 2%. Non è poco per un bond della durata residua di 9 anni. Ma l’inflazione era più che tripla ad aprile, sebbene si speri che resti a questi livelli ancora per pochi mesi. Quanto ha reso all’obbligazionista che lo avesse acquistato all’emissione di 22 anni e mezzo fa e lo avesse rivenduto in questi giorni?

Da un punto di vista del solo prezzo, la plusvalenza realizzata sarebbe stata di quasi il 25%, pari al 21,6% netto.

Su base annua, ciò corrisponderebbe a un rendimento dello 0,87%. Ma nel frattempo avremmo incassato la maxi-cedola del 6%. Al netto dell’imposta del 12,5%, scenderebbe al 5,25%. Rapportandola all’esborso effettivo, sarebbe pari al 5,13%. Sommando questo dato al guadagno ottenuto in conto capitale, otterremmo il rendimento netto annuo effettivo del 6% tondo. Per coincidenza, si tratta dello stesso valore fornito dalla cedola lorda.

Inflazione battuta, capitale molto fruttifero

E l’inflazione? Le tabelle dell’ISTAT ci aiutano a capire di quanto sia stato il rialzo dei prezzi al consumo in tutti questi anni. Otteniamo il 47%, pari a circa l’1,7% medio all’anno. Questo significa che il rendimento netto effettivo del BTp 2031 è stato di oltre 3,5 volte l’inflazione. In termini reali, scenderebbe al 4,3%, un livello a dir poco soddisfacente. A questi ritmi, il capitale raddoppia in termini reali dopo 16 anni e mezzo. Nel nostro caso, è lievitato di quasi il 160%, sempre in termini reali. E pensare che sbrigativamente qualcuno prende in giro i “Bot people” del nostro passato non troppo lontano.

[email protected]