Ieri, il Tesoro ha collocato il nuovo BTp a 20 anni sindacato con scadenza 1 marzo 2040, soppiantando il precedente “benchmark” del settembre 2038. L’operazione si è rivelata un successo, con ordini raccolti per oltre 24 miliardi di euro, a fronte di assegnazioni per 6 miliardi. In sostanza, il rapporto di copertura ha superato le 4 volte, anche se è stato inferiore a quello esitato in Spagna per il lancio del nuovo decennale sindacato per 6 miliardi, ma che di domanda ne ha attirata per 30 miliardi. Il bond reca cedola annuale del 3,10% ed è stato collocato al prezzo di 99,623, per cui il rendimento lordo all’atto dell’emissione è stato del 3,149%.

Si tratta di un buon investimento o prima di prenderlo in considerazione dovremmo soppesarne i rischi? Per capirlo, dobbiamo partire da una premessa: la curva delle scadenze dell’Italia si mostra ben più generosa di quella della Spagna, che possiamo prendere come riferimento nella periferia dell’Eurozona a cui tendere in condizioni politico-finanziarie ordinarie. Il ventennale spagnolo offre oggi solamente l’1,13% contro il 3,06% dell’omologo BTp. A conti fatti, se lo spread tra i due titoli dovesse azzerarsi per via di un crollo dei rendimenti italiani, il BTp marzo 2040 prezzerebbe in area 120, guadagnando circa il 20% rispetto al valore di collocamento e di presumibile debutto sul secondario.

Quante probabilità esistono che questo scenari si realizzi? Nell’immediato, quasi nulle. I rendimenti italiani sembrano beneficiare, in questa fase, della corsa ai bond in atto in tutto il mondo avanzato, ma i loro livelli di partenza risultano nettamente superiori al resto dell’area, secondi solo alla Grecia. Qualora le tensioni politiche si raffreddassero e magari l’economia italiana segnalasse un minimo di ripresa, i BTp si rafforzerebbero sui mercati, ma difficilmente colmerebbero del tutto il divario con i concorrenti spagnoli. Almeno, non in un arco di tempo medio.

Nuovo BTp a 20 anni, scadenza marzo 2040: ecco perché il Tesoro cambia “benchmark”

Quali prospettive?

Da qui a qualche anno, i rendimenti dovrebbero rimanere bassi e, anzi, potrebbero continuare a scendere sull’attesa di nuovi stimoli monetari da parte della BCE.

Semmai, ciò implicherebbe una possibile riduzione degli spread. Per intenderci, il BTp marzo 2040 difficilmente si porterà verso 120, a meno che nel frattempo i rendimenti nel resto dell’Eurozona non crollino a livelli tali da azzerarsi in Spagna per la scadenza a 20 anni, evento improbabile, per quanto ormai nulla possa escludersi.

Viceversa, bisogna considerare che i rendimenti italiani a 20 anni prima della crisi e dell’intervento della BCE con potenti stimoli monetari (azzeramento dei tassi e varo del “quantitative easing”) si aggiravano in media attorno al 5%. Se si riportassero a quei livelli, il prezzo del bond precipiterebbe in area 80, infliggendoci perdite del 20% rispetto a oggi. Al netto di sempre possibili tensioni in Italia, però, questo non sembra lo scenario a breve e medio termine, mentre resterebbe probabile in una prospettiva a lungo termine, cioè man mano che la politica monetaria nell’area si normalizzi. E, però, si consideri anche che se questo accadesse tra un numero di anni non basso, la durata residua del bond scenderebbe ben sotto i 20 anni e i rendimenti pretesi dal mercato risulterebbero anch’essi inferiori.

Al momento, appare più probabile che il prezzo del suddetto BTp salga, muovendosi nella stessa direzione dei suoi omologhi sovrani in euro. Del resto, il ventennale americano offre il 2,40% e anche nel suo caso la tendenza è da mesi marcatamente ribassista. Insomma, il BTp rende “troppo” rispetto a quel che abbiamo sul mercato globale. E generosa si mostra anche la cedola del 3,10%, che ormai sembra un miraggio nel mondo avanzato, un valore tipico delle obbligazioni corporate “spazzatura”. Nessun’altra attività priva di rischio, in questa fase, ci garantisce un flusso di reddito fisso di tale portata.

Se si ha intenzione di mantenere il bond fino alla scadenza, si dovrebbe approfittare senz’altro.

BTp a lunga scadenza possibili vincitori con il fiume di liquidità in arrivo sui mercati 

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