Le distanze tra Roma e Madrid si riducono sui mercati finanziari. Oggi, il rendimento a 10 anni del BTp è sceso allo 0,75%, quello dei Bonos a meno dello 0,19%. Lo spread tra le due scadenze risulta dimezzato rispetto ai livelli di inizio anno, ai minimi dal 2018. Volgendo lo sguardo alle scadenze più lunghe, stesso discorso. Il BTp 2067 e cedola 2,80% (ISIN: IT0005217390) offre un rendimento dell’1,74%, il Bonos luglio 2066 e cedola 3,45% (ISIN: ES00000128E2) supera a malapena l’1%. Tre quarti di punto percentuale separano i bond più longevi dei due stati, ma il 2020 si apriva anche su questo fronte con un differenziale di oltre 120 punti base.

Sta accadendo che i titoli di stato italiani stanno migliorando sui mercati dopo il varo del PEPP da parte della BCE e, ancora di più, grazie all’accordo sul “Recovery Fund” di luglio. Il rischio sovrano percepito per l’Italia si riduce, ma adesso iniziano a peggiorare le prospettive per la Spagna. Citigroup ha da poco lanciato un allarme sui Bonos, invitando i clienti a preferire i titoli di stato del Portogallo. La banca ha citato tra i fattori di rischio il peggioramento degli indicatori fiscali, le spinte separatiste in Catalogna sempre vive e la possibilità di un declassamento del rating da parte di S&P, che ha già tagliato l’outlook a “negativo”.

La pandemia sta colpendo particolarmente l’economia spagnola, esposta al serio rischio di un secondo “lockdown” nazionale. I contagi stanno accelerando e ormai si aggirano nell’ordine dei 12 mila al giorno. Il pil è atteso in crollo di oltre l’11% quest’anno, peggio di Francia e Italia. Il rapporto debito/pil supererà a dicembre il 120%, forse si avvicinerà al 130%. In sostanza, Madrid viaggia sugli stessi livelli di indebitamento pre-Covid dell’Italia.

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Bonos 2066, boom dal 2016

Il mercato sovrano spagnolo offre, quindi, rischi e opportunità al contempo.

Il Tesoro madrileno ha smentito la volontà di emettere Bonos a 100 anni, sostenendo di non intendere seguire i passi dell’Austria. Piuttosto, ha ribadito l’interesse di emettere nuove tranche a 50 anni. La prima fu collocata sul mercato nel 2016. Allora, il rendimento esitato fu di quasi 3,5 volte superiore ai livelli odierni. Da allora, il titolo sul secondario ha guadagnato il 75%.

Chi oggi acquistasse il bond spenderebbe 1.758,90 per ogni 1.000 euro di investimento nominale. Dovremmo anche riconoscere al venditore un rateo passivo di 6,71 euro per la cedola da questi maturata. In cambio, riceveremmo in pagamento una cedola per intero di 34,50 euro al 30 luglio 2021. In rapporto all’esborso, il tasso annuale riscosso sarebbe dell’1,96%, restando relativamente elevato per una fase come questa.

Alla scadenza, però, accuseremmo una perdita del 43%, dato che il Tesoro spagnolo ci rimborserebbe 1.000 euro di capitale e non i 1.758,90 euro spesi. Potremmo rivendere il bond prima della scadenza, ma ci esporremmo alla volatilità dei prezzi. Questo è il principale rischio che si corre quando s’investe in un’obbligazione a lungo termine. In più, questi assets si caratterizzano spesso per i bassi volumi scambiati quotidianamente. In sostanza, sono poco liquidi e ciò accresce il rischio di non riuscire prontamente a trovare un acquirente disposto a pagarci il prezzo desiderato e in linea con quello esitato dagli scambi precedenti.

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