Tra due giorni oltre 60 milioni di elettori sceglieranno al ballottaggio tra il presidente uscente Recep Tayyip Erdogan e lo sfidante Kemal Kiricdaroglu. E questa settimana è arrivata una notizia potenzialmente decisiva: il candidato nazionalista e terzo arrivato al primo turno del 14 maggio con il 5% dei consensi, Sinan Ogan, si è ufficialmente schierato con il primo. A questo punto, salvo sorprese, la strada per la vittoria di Erdogan sarebbe spianata. E i bond in dollari emessi dalla Turchia sono risaliti proprio a seguito di questa notizia dopo essere crollati successivamente al primo turno.

Vittoria Erdogan molto probabile

La scadenza a 5 anni (ISIN: US900123DF45) era scesa da una quotazione superiore a 105,50 a 95,40 centesimi. Ieri, risaliva a quasi 97 centesimi. Il rendimento lordo offerto resta altissimo: 11%. La scadenza a 10 anni (ISIN: US900123DG28) era passata da oltre 104,30 a 90,35 centesimi, risalendo ai quasi 93 centesimi di ieri. Il rendimento si aggirava in area 10,83%.

Il crollo dei bond della Turchia si spiega con lo spegnersi delle speranze sui mercati circa un cambio di impostazione monetaria. La vittoria di Erdogan rende improbabile un aumento dei tassi d’interesse dopo le elezioni. Più probabile, invece, che la banca centrale si trovi costretta a svalutare il cambio per l’impossibilità di continuare ad attingere alle già magrissime riserve valutarie. Non a caso la stessa lira turca è scesa ai nuovi minimi storici contro il dollaro. In settimana è arrivata a scambiare anche oltre il tasso di cambio di 20:1.

Bond Turchia in ripresa, ma cresce rischio default

La risalita dei bond in Turchia dopo l’appoggio di Ogan ad Erdogan è molto meno spiegabile, anzi risulta paradossale. Può essere che i mercati stiano scontando uno scenario politico meno incerto e, tutto sommato, siano soddisfatti di un esito del voto perlomeno chiaro. Le dimensioni della vittoria, comunque, potrebbero influire sul dopo-elezioni. Se Erdogan dovesse farcela per pochi voti, avrebbe minore forza per difendere la sua politica dei bassi tassi che ha innescato la spirale inflazionistica e la crisi valutaria.

Viceversa, continuare come se nulla fosse resterebbe un’opzione valida.

Mercoledì, i CDS a 5 anni hanno superato i 700 punti base, salendo ai massimi da ottobre. Ciò evidenzia come i bond della Turchia siano percepiti ad alto rischio default, malgrado il debito pubblico superi di poco il 30%. E fondamentalmente il problema riguarda proprio le emissioni in valute straniere. Una lira turca al collasso rende sempre più costosi i bond della Turchia denominati in dollari, euro, ecc. E con riserve valutarie nette negative, il rischio che prima o poi arrivi un’inadempienza sale.

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