Il 2021 è stato un anno pessimo per la Turchia sul piano finanziario. A marzo, il presidente Erdogan licenziava per l’ennesima volta il governatore centrale, rimpiazzandolo con un nuovo uomo di fiducia. La lira turca tornava a collassare e i bond sovrani della Turchia hanno visto esplodere i rendimenti lungo la curva delle scadenza. Il tratto a 2 anni offre oggi il 18,7%, quello a 10 anni il 17,25%. E siamo in una fase storica, in cui i rendimenti sui mercati avanzati tendono ad essere negativi per gran parte delle curve.

Del resto, a luglio l’inflazione sfiorava il 19%, di fatto azzerando i tassi d’interesse reali della banca centrale.

Tuttavia, chi si fosse posizionato alla fine dello scorso anno sul mercato obbligazionario anatolico in dollari, oggi non avrebbe affatto motivo per lamentarsi. E a parlare chiaro sono i numeri. Iniziamo col dire che questo segmento non ha seguito pedissequamente le sorti dei bond in lire turche. Hanno accusato un certo ripiegamento quest’anno, ma ancora oggi la scadenza decennale offre intorno al 4,25%, meno di quattro volte inferiore all’omologa in valuta locale.

Il bond della Turchia a 5 anni, scadenza 14 aprile 2026 e cedola 4,25% (ISIN: US900123CJ75), ha visto scendere la quotazione dell’1,7%, meno del +3,1% messo a segno dal cambio euro-dollaro. E la cedola effettiva incassata al 31 agosto aggiungerebbe il 2,85% all’investimento, portandone il bilancio in positivo per oltre il 4%.

Bond Turchia, effetto cambio favorevole

Quanto al bond a 10 anni, scadenza 15 gennaio 2031 e cedola 5,95% (ISIN: US900123DA57), ha perso oltre il 4% quest’anno, scendendo a una quotazione intorno alla pari. Tuttavia, nel frattempo il dollaro si è rafforzato contro l’euro di oltre il 3%. Pertanto, la perdita effettiva sul fronte della quotazione sarebbe all’incirca dell’1%. Ma la cedola incassata, rapportata al valore dell’investimento, in questi primi 8 mesi del 2021 sarebbe stata del 3,80%. Il saldo netto dell’investimento, quindi, sarebbe positivo e sfiorerebbe il 3%.

Spostandoci sulla scadenza a 20 anni, rimborso al 30 maggio 2040, con cedola 6,75% (ISIN: US900123BG46), il titolo registra un crollo del 6,7%. Il tasso d’interesse effettivo incamerato, invece, supererebbe il 4%. Tenuto conto dell’effetto cambio, anche in questo caso saremmo dinnanzi a un saldo positivo di oltre mezzo punto percentuale.

Infine, il bond 11 maggio 2047 e cedola 5,75% (ISIN: US900123CM05). La più alta “duration” ha esitato una perdita di ben il 7,6%, mentre la cedola ha aggiunto il 4%. Pur scontando un dollaro più forte, la perdita sarebbe stata inevitabile, pur molto contenuta: meno di mezzo punto percentuale. Tutto sommato, accettabilissimo quando s’investe e nell’ottica di un portafoglio differenziato. In definitiva, avere investito nei bond della Turchia in dollari avrebbe offerto tendenzialmente guadagni per i primi otto mesi dell’anno. E il rafforzamento del biglietto verde avrebbe giocato un ruolo determinante. Del resto, la tenuta delle quotazioni si deve grosso modo proprio all’appeal dei bond emergenti in dollari.

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