Com’è finita poi ieri in Russia? Mosca avrebbe dovuto pagare 117 milioni di dollari per due cedole relative ad altrettanti bond denominati in valuta americana e in scadenza rispettivamente il 16 settembre 2023 (ISIN: XS0971721450) e 16 settembre 2043 (ISIN: XS0971721963). Stando alle dichiarazioni del ministro delle Finanze, Anton Siluanov, a inizio giornata, il pagamento sarebbe avvenuto. Tuttavia, è quasi certo che esso sia stato effettuato a beneficio di conti bancari “congelati” dalle sanzioni dell’Occidente. Pertanto, i pagamenti in dollari non sono stati ricevuti dagli obbligazionisti.

Resta in dubbio se sia arrivato in un secondo momento un pagamento delle cedole in rubli, cioè la valuta locale.

AGGIORNAMENTO: dopo mezzogiorno di oggi, è stata battuta la notizia che la Russia ieri ha pagato gli importi in dollari attraverso la filiale a Londra della banca americana Citi. Pertanto, il default sarebbe stato per il momento scongiurato. 

A meno che le banche avessero accettato tale soluzione alternativa (quasi impossibile), dalla giornata di ieri sono scattati i 30 giorni del periodo di grazia previsto dalle condizioni contrattuali. Finito quello senza che gli obbligazionisti abbiano ricevuto i pagamenti in dollari, la Russia sarebbe ufficialmente in default. Strano vedere, tuttavia, che ieri il bond 2023 abbia registrato un rimbalzo del prezzo di oltre il 58%, salendo da poco più di 19 a 27,33 centesimi. Molto contenuto il rialzo dell’altro bond in scadenza nel 2043, comunque salito da poco meno di 24 a poco più di 24 centesimi.

Bond Russia, default ad aprile probabile

E’ assai probabile, però, che si sia trattato di qualche ordine di acquisto, il quale in un mercato ormai del tutto privo di scambi ha inciso notevolmente sui prezzi, specie della scadenza corta. Acquisto da chi e per cosa? Quando c’è aria di default, i fondi speculativi si buttano nell’affare per rastrellare bond a prezzi stracciati e sperare di incassare dallo stato un valore nettamente superiore, magari subito dopo che è passata la tempesta finanziaria.

Nel caso specifico, poi, sappiamo che la Russia ha tutto il denaro occorrente per pagare, semplicemente non può usarlo per via delle sanzioni. Dopo la guerra, probabile che le misure più dure contro Mosca saranno ritirate e i bond russi potranno essere pagati in dollari. I prezzi in quel caso rimbalzerebbero, pur forse non ai livelli pre-bellici.

La Russia non andava in default sul debito estero dal 1917, cioè da quando a seguiti della Rivoluzione Russa il nuovo governo bolscevico ripudiò il debito accumulato sotto lo zar. Occhio a un possibile scenario simile. Se ci fosse a Mosca un cambio di regime, il successore di Vladimir Putin accetterebbe di pagare i creditori esteri per debiti accesi da un sistema politico abbattuto, pur trattandosi di cifre relativamente basse? La tentazione di una rottura con il passato esiste sempre alla fine di ogni dittatura, anche se di mezzo ci sarebbe la reputazione sui mercati finanziari. Insomma, le incognite non mancano. Per adesso, aspettiamo solo di capire se la Russia andrà effettivamente in default a metà aprile.

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