La Russia pagherà conseguenze severissime a causa dell’invasione dell’Ucraina. USA ed Europa stanno facendo fronte comune per infliggere a Mosca le sanzioni più dure possibili sul piano finanziario. Il mercato azionario e obbligazionario sta reagendo di conseguenza. Se la Borsa di Mosca è arrivata a perdere il 45% stamattina, i bond sovrani stanno collassando. Il rendimento a 10 anni è schizzato a quasi l’11% dal 9,75% di una settimana fa.

L’ipotesi più temuta è l’espulsione della Russia dallo SWIFT, il sistema internazionale dei pagamenti basato sul dollaro.

Tagliare fuori il paese dai mercati esteri sarebbe per l’Occidente la mossa del cavallo per indurre il Cremlino a più miti consigli. Tuttavia, rischia di rivelarsi un boomerang per la solidità del sistema finanziario nordamericano ed europeo. Pertanto, al momento resta sul tavolo solo come minaccia.

Ieri, il bond russo in dollari a 20 anni (ISIN: XS0767473852) crollava di oltre il 13% a meno di 89 centesimi. Pensate che nel settembre scorso viaggiava a quasi 135. In poco più di un semestre ha perso il 34%. Il titolo offre cedola fissa lorda del 5,625%. Ai prezzi di chiusura di ieri, rendeva il 7%. Possiamo immaginare che la caduta stia proseguendo in queste ore e che, quindi, l’obbligazione offra al momento un rendimento ancora più alto. A metà settembre, si attestava in area 2,90%.

Bond Russia, ecco i rischi dalla guerra

Con uno spread di circa 460 punti base nei confronti del Treasury di pari durata, sarebbe opportuno rischiare? La Russia non ha un problema di debito pubblico, a meno del 20% del PIL. E bisogna ammettere che le sue esportazioni di materie prime, petrolio e gas in primis, le consentono di superare senza grossi affanni anche un eventuale embargo finanziario imposto dall’Occidente. Questo è vero per il breve periodo, mentre per il medio-lungo la situazione diventa meno certa. La vicinanza geopolitica alla Cina mette Mosca al riparo di eventuali tensioni finanziarie acute, ma per quanto tempo?

Altro aspetto da tenere presente è la possibile comminazione di sanzioni simili a quelle imposte da anni al Venezuela di Nicolas Maduro.

Nel febbraio 2019, gli USA vietarono del tutto l’accesso ai dollari al paese andino, punendo persino la compravendita di obbligazioni sovrane e semi-sovrane sul mercato secondario. Un modo per impedire agli investitori di finanziare anche indirettamente il regime “chavista”. Se qualcosa come questo fosse imposto a Mosca, gli obbligazionisti non avrebbero più modo di rivendere sul circuito ufficiale i bond della Russia. Potrebbero disfarsene solo cedendoli a terzi attraverso canali informali e verosimilmente in tempi lunghi e a prezzi decisamente a sconto.

Infine, vero è che la Russia detiene sufficienti riserve valutarie con cui fronteggiare i pagamenti per i suoi debiti esteri. Resta il fatto che il collasso del rublo, ove proseguisse incessante, aumenterebbe il valore delle scadenze denominate in dollari, euro, etc., provocando una potenziale crisi fiscale. Prima di capire se cinicamente sia possibile sfruttare la guerra in Ucraina per cercare di acquistare bond russi a prezzi di saldo, bisognerà capire l’evolversi della situazione. Un confronto energico totale con l’Occidente farebbe molto male a Mosca.

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