La Russia ha trasferito sul conto di JP Morgan i rubli corrispondenti alla cifra di 650 milioni di dollari per il pagamento del bond residuale in scadenza lo scorso 4 aprile (cedola compresa), nonché la cedola di quello in scadenza il 4 aprile 2042 (ISIN: XS0767473852). Tuttavia, la banca americana incaricata da Mosca dei pagamenti a favore dei creditori non ha accettato l’accredito in valuta locale. Da parte sua, il Ministero delle Finanze ha dichiarato di avere onorato il pagamento.

Lunedì scorso, in coincidenza con la scadenza gli USA avevano bloccato anche i pagamenti della Russia a favore degli obbligazionisti esteri.

In questo modo, non c’è possibilità per Mosca di ottemperare ai suoi obblighi e, trascorso il periodo di grazia di 30 giorni, scatterà il default. Pur “tecnico”, nel senso che non è dovuto a carenza di risorse finanziarie, esso avrà un forte impatto sull’economia russa nel lungo periodo.

Bond Russia 2042 a picco sul mercato

Non a caso, dopo che Bloomberg ieri batteva la notizia, la quotazione del bond russo 2042 crollava da 33 a 27 centesimi. Il titolo era sprofondato a un minimo di 15 centesimi a marzo, successivamente all’invasione dell’Ucraina. In previsione di tale possibile rischio, il governo russo aveva provveduto a riacquistare quasi i tre quarti del bond scaduto questo lunedì, pagandolo con qualche giorno in anticipo in rubli, anziché in dollari. Ha così limitato a circa mezzo miliardo di dollari il possibile default di inizio maggio.

L’Occidente ha altresì “congelato” il 40% delle riserve valutarie russe, qualcosa come 300 dei 643 miliardi di dollari a disposizione della Banca di Russia prima della guerra. Peraltro, nel solo mese di marzo tali riserve sono scese di quasi 39 miliardi, segnalando il veloce deterioramento finanziario dell’economia domestica nella fase immediatamente successiva all’inizio della guerra. Il bond 2042 fu emesso dalla Russia nel 2012, prima dell’occupazione della Crimea e delle tensioni con l’Ucraina sul Donbass.

I bond emessi dopo tali episodi sui mercati internazionali posseggono una clausola, in base alla quale il governo può effettuare i pagamenti in rubli all’occorrenza. Pertanto, se ciò accadesse con questi titoli, la dichiarazione di default non scatterebbe.

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