Il sindaco Roberto Gualtieri, già ministro dell’Economia, si è appena insediato a capo della Giunta capitolina e dovrà subito fronteggiare alcune emergenze spinose di Roma, a partire dai rifiuti. La situazione finanziaria della Capitale è nota da anni per la sua gravità, tant’è che due anni fa il predecessore di Gualtieri al Tesoro, Giovanni Tria, si vide costretto ad accollare il bond RomeCity a tutti i contribuenti italiani. La svolta arrivò nel 2019 con il varo del decreto “Salva tutti”, frutto del compromesso tra Movimento 5 Stelle e Lega, allora unici partiti al governo.

Il bond RomeCity fu emesso agli inizi degli anni Duemila dall’allora amministrazione di Walter Veltroni. Scadenza 27 gennaio 2048 e cedola 5,345% (ISIN: XS0181673798), ha compiuto un balzo nei prezzi di oltre il 40% dall’inizio del 2019, cioè prima che il governo “giallo-verde” desse formalmente una mano alle finanze romane. Attualmente, a una quotazione di oltre 165 offre un rendimento lordo dell’1,73%. Il BTp di pari durata offre l’1,52%. Lo spread di circa una ventina di punti base risulta, quindi, quattro volte più basso di inizio 2019.

Bond RomeCity e scenario rimborso anticipato

E’ evidente che il mercato valuti oggi il rischio di credito relativo al pagamento del bond RomeCity assai più basso di qualche anno fa. In effetti, responsabile dei pagamenti è diventato il Tesoro, il quale non avrebbe motivo di non adempiere alle scadenze, valendone della propria reputazione sui mercati. Anzi, a questi prezzi ci sarebbe persino la possibilità che prima o poi il Tesoro valuti il riacquisto del titolo per risparmiare sugli interessi.

Su un capitale nominale di 1,4 miliardi di euro, le cedole del bond RomeCity ammontano annualmente a 74,83 milioni. Moltiplicate fino alla scadenza, fanno 1,962 miliardi. Se oggi il Tesoro riacquistasse il titolo ai prezzi di mercato, l’esborso sarebbe per esso di 2,3 miliardi. Ma così facendo, risparmierebbe circa 1,06 miliardi tra interessi e capitale alla scadenza, qualcosa come 40,4 milioni all’anno.

E avrebbe la liquidità per provvedere al pagamento. Invece, se dovesse decidere di rifinanziarsi con l’emissione di un BTp della durata simile al bond capitolino, il costo annuo scenderebbe di appena 2,66 milioni, la differenza tra la più bassa cedola del Tesoro e quella corrisposta per il bond. In totale, il risparmio ammonterebbe a meno di 70 milioni entro la scadenza del 2048.

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