Pedro Castillo si accinge a diventare il nuovo presidente del Perù con una vittoria risicatissima e che ha già fatto schiantare i prezzi di azioni, bond e cambio. Il candidato della sinistra marxista era ieri in vantaggio dello 0,2% sulla sfidante conservatrice Keiko Fujimori, quando era stato scrutinato il 96% dei voti.

Le elezioni presidenziali hanno esitato un risultato assai stretto e in linea con gli ultimi sondaggi. Inevitabile l’impatto negativo sui mercati finanziari. L’indice S&P Lima General cedeva il 7,7% lunedì, mentre il tasso di cambio tra sol e dollaro perdeva il 2,5%.

Male anche il comparto obbligazionario: il bond del Perù a 100 anni, scadenza 28 luglio 2121 e cedola 3,23% (ISIN: US715638DR09) ieri quotava a meno di 82 centesimi, perdendo il 3,4% rispetto al venerdì precedente alle elezioni. A questi prezzi, offre un rendimento del 4,16%.

A spaventare i mercati ci sono diversi fattori. In primis, l’idea che un politico comunista sarà il nuovo capo dello stato. Pur ammorbidendo i toni in campagna elettorale, Castillo ha promesso una regolamentazione più stringente per lo sfruttamento delle miniere e usato toni ostili al libero mercato. Inoltre, Fujimori non ha accettato la sconfitta e ha già presentato ricorso contro i risultati in alcuni seggi, parlando di “brogli”. Il timore che le divisioni possano fomentare violenze e instabilità cresce.

Bond Perù, rating a rischio?

Infine, Castillo avrebbe ricevuto un mandato troppo debole. Questo dato di fatto avrebbe conseguenze ambigue sui mercati. Da un lato, il nuovo presidente dovrebbe rinunciare a perseguire propositi radicali, come la riscrittura della Costituzione ed eventuali espropri ai danni degli investitori stranieri. Dall’altro, Lima rischia di essere non governata nel migliore dei modi dopo la pandemia.

Il bond a 100 anni è stato emesso alla fine del 2020 ed è stato il titolo in dollari con il più basso rendimento sui mercati emergenti mai collocato sul mercato su questa scadenza.

E dire che l’operazione era avvenuta nel bel mezzo di un caos politico-istituzionale, con tre presidenti ad essersi succeduti clamorosamente nel giro di circa una settimana.

Indipendentemente dai proclami più arditi, Castillo dovrebbe condurre una politica fiscale espansiva, un fatto che non depone a favore dei bond del Perù. Per fortuna, anche eventuali declassamenti del rating sovrano non avrebbero effetti immediati irreparabili, grazie ai buoni livelli di partenza: BBB+ per S&P e Fitch e A3 per Moody’s. In buona sostanza, il debito peruviano è classificato nettamente meno rischioso di quello italiano. Le valutazioni sono uscite indenni dalla pandemia. Sarà lo stesso con il cambio della guardia a Casa de Pizarro?

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