Investire in bond di paesi emergenti? Con i tassi a zero nelle economie mature, gli investitori si sono orientati ultimamente verso paesi che offrono ritorni decisamente più interessanti, senza abbandonare i bond emessi da emittenti europei o americani.

Fondi d’investimenti e gestori hanno necessità di mostrare a fine anno di aver guadagnato qualcosa, di aver battuto il benchmark, per continuare a raccogliere sottoscrizioni. Così piccole percentuali dei loro portafogli sono finiti in obbligazioni di America Latina, Cina, Sudafrica, Turchia e Russia.

Aree geografiche che hanno fatto registrare notevoli rialzi, sia degli indici azionari, sia dei prezzi delle obbligazioni governative, quasi sempre emesse sui mercati internazionali in dollari (Usd).

Bond, gli investitori preferiscono il Sudamerica

Il Brasile, negli ultimi sei mesi, ha registrato una impennata media dei prezzi del 20% con la conseguenza che i rendimenti dei titoli di stato si sono più che dimezzati. E questo, nonostante le cassandre riportate da media e stampa che dipingono tuttora il Paese in grande difficoltà dopo gli scandali di corruzione, la crisi politica ed economica in atto. Lo stesso dicasi per l’Argentina che sembra essere uscita da un lungo letargo dopo le elezioni presidenziali che hanno visto la fine del kirkerismo e l’arrivo di Mauricio Macrì, il quale ha aperto nuovamente le porte del Paese ai capitali internazionali. I rendimenti dei bond argentini non sono mai stati così bassi da quando ci fu il default nel 2001. Bene anche la Russia, nonostante le sanzioni e la guerra fredda commerciale con la Ue, nonché la Turchia che sembra voler uscire gradualmente dalla crisi economica in cui era caduta negli ultimi tre anni. Sullo sfondo resta il Venezuela, con tutti i suoi problemi legati al crollo del prezzo del petrolio che l’ha fatta piombare in una crisi senza precedenti, i cui rendimenti dei titoli di stato restano a doppio cifra.

In Europa, Usa e Giappone i tassi sui bond sono negativi

Certo, i rischi ad investire soldi in queste aree geografiche restano alti, anche perché i rating delle agenzie sono tutti “non investment grade”, però pare proprio che di fronte a una deludente crescita economica in Europa, Usa e Giappone, dove i rendimenti dei bond sono finiti sotto zero per più di un terzo delle emissioni, non restano altre alternative che assumersi qualche rischio in più per fa fruttare i soldi o, perlomeno, per compensare i rendimenti a zero. Così gli investitori hanno diretto negli ultimi due trimestre notevoli flussi di denaro verso i mercati emergenti, che finora non li hanno delusi. La caccia al rendimento ha avuto riflessi positivi anche sugli Etf (Exchange traded fund) focalizzati nelle aree emergenti, che hanno visto lievitare la raccolta.