E anche il Messico si butta sulle emissioni a lunga scadenza per approfittare dei bassi tassi di mercato. Ieri, ha collocato un bond a 50 anni in dollari e con tasso d’interesse del 3,75%, in netto calo dal 4,15% della guidance. A fronte dei 3 miliardi offerti, sono arrivate richieste per 10 miliardi, 3,3 volte più alte. Gli investitori hanno accolto bene la nuova obbligazione sovrana messicana, a poche settimane di distanza dall’emissione di un bond a 100 anni da parte del Perù e a tassi mai così bassi per un’economia emergente su questa scadenza.

Del resto, il mercato è a caccia di rendimento. E il Messico ha offerto una cedola congrua per un’emissione in valuta americana e con rischio di credito contenuto. Le agenzie di rating assegnano al suo debito giudizi “investment grade”: BBB per S&P, BBB- per Fitch e Baa1 per Moody’s. Nel complesso, i fondamentali macro del paese non sono preoccupanti, per quanto abbiano certamente risentito anch’essi del deterioramento provocato dalla pandemia.

Colombia e Messico sono “buy” per i bond dell’America Latina

Buoni fondamentali macro messicani

Il cambio ha guadagnato circa l’11,4% contro il dollaro dalla fine di settembre. E questo dovrebbe impattare positivamente sull’inflazione, contenendola. A novembre, l’indice dei prezzi risultava cresciuta del 3,3% annuo, un livello inferiore al 4,25% dei tassi fissati dalla banca centrale. I tassi reali, dunque, sono positivi e attirano capitali, tant’è che il rendimento a 10 anni in un anno è sceso dal 6,76% all’attuale 5,40%, quello a 3 anni dal 6,77% al 4,46%. Le riserve valutarie sono salite di circa 17 miliardi di dollari a oltre 201 miliardi nei primi 11 mesi del 2020, un buon segnale per i creditori esteri. E la stessa evoluzione dei saldi commerciali e correnti si mostra positiva, a beneficio dei tassi di cambio e, per l’appunto, anche delle riserve.

Il Messico dovrebbe aver chiuso il 2020 con un debito pubblico a circa il 55% del PIL, in rialzo di 10 punti rispetto al 2019.

Ma ciò che ha contraddistinto la politica fiscale del presidente Andres Manuel Lopez Obrador è stato il contenimento degli stimoli. Di fatti, lo scorso anno dovrebbe essersi registrato un deficit a meno del 5% del PIL, curiosamente basso per un’economia emergente guidata da un esecutivo dichiaratamente di sinistra. E già per quest’anno il bilancio prevede una riduzione dei disavanzi fiscali. Questo scarso sostegno all’economia domestica ha per contro esposto il PIL a un calo più marcato di quello accusato da altri competitor. A settembre, ad esempio, si è avuto un crollo di quasi il 10% su base annua.

Tuttavia, la prudenza fiscale in piena pandemia sta premiando il Messico quale meta per i capitali esteri a caccia di rendimento e con rischi contenuti. Da qui, il buon esito dell’emissione di ieri. Peraltro, il paese ha già collocato sul mercato bond a 100 anni: uno in dollari nel 2010 e un secondo in sterline nel 2014. Attualmente, il primo si acquista a oltre 130 e offre un rendimento del 4,06%, il secondo del 4,75%.

Bond a 100 anni, dal Messico all’Austria opportunità per opposte esigenze

[email protected]