Il Congresso di El Salvador ha approvato ieri la contrazione di nuovi debiti da parte dello stato fino a 542,2 milioni di dollari. Di questi, 436,2 milioni potranno arrivare attraverso prestiti ed emissioni di bond internazionali. Altri 106 milioni sono attesi, invece, dalla Banca Inter-Americana per lo Sviluppo e mirano a sostenere il potenziamento del turismo. Questo denaro serve come il pane allo stato centramericano, che non sa altrimenti come rimborsare il bond in dollari da 800 milioni in scadenza il prossimo 24 gennaio 2023 (ISIN: USP01012AJ55).

Il titolo, che stacca cedola fissa lorda del 7,75% corrisposta su base semestrale, trattava ieri a poco più di 94 centesimi. Considerato che alla scadenza manchino poco più di due mesi, il rendimento annualizzato era nell’ordine del 40%. Ed è evidente che il bond in dollari segnali un rischio default elevato e crescente. I rating stessi sono bassissimi: CCC+ per S&P, CC per Fitch e Caa3. Il debito salvadoregno è considerato altamente speculativo. E S&P minaccia un ulteriore taglio del giudizio se non ci sarà un percorso di riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL. Il primo è atteso al 96% entro il 2026.

Il bond in dollari a 10 anni, scadenza 10 aprile 2032 e cedola 8,25% (ISIN: XS0146173371), al momento rende il 26,60%. La sua quotazione risulta inferiore a 42 centesimi alla Borsa di Francoforte. Con questi numeri, la votazione del Congresso sarà inutile. Il governo non è nelle condizioni di rifinanziarsi sui mercati internazionali, perché non ci sono investitori disposti a prestargli denaro. Lo confermano i tassi proibitivi vigenti sul secondario.

Rischio crac senza pagamento bond in dollari

D’altra parte si allontana l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale, il quale chiede riforme e l’abbandono di Bitcoin come valuta legale. Il paese è stato il primo al mondo, e sinora l’unico, ad avere riconosciuto la criptovaluta come moneta ufficiale. La sua banca centrale ha investito centinaia di milioni nell’acquisto di questo asset, salvo riportare perdite elevatissime ad oggi.

In cambio, il presidente Nayib Bukele spiega che la misura avrebbe sostenuto il turismo internazionale e consentito l’accesso alle rimesse degli emigranti a milioni di persone sprovviste di conto bancario grazie all’applicazione governativa Chivo.

Comunque la si pensi sui Bitcoin, il problema per El Salvador resta l’insostenibilità fiscale. L’idea di emettere cosiddetti “vulcano bond” legati alla criptovaluta è stata, se non abbandonata, almeno accantonata per via dello scarso interesse riscontrato sul mercato e, soprattutto, della perdita di appeal dei token digitali. Se a gennaio il pagamento del bond in dollari dovesse essere saltato, scatterebbe formalmente il default. Ad oggi non si capisce con quali risorse possa avvenire.

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