E’ stata un’emissione record per il bond in dollari di Israele, ieri. Tel Aviv ha collocato sul mercato obbligazioni per un controvalore di $3 miliardi, di cui una tranche da $1 miliardo a 10 anni e una da $2 miliardi a 30 anni. Il bond decennale è stato piazzato al rendimento del 2,50%, quello trentennale al 3,375%, rispettivamente a +68 e +115 punti base sopra i corrispondenti Treasuries. La domanda è stata eclatante: oltre 20 miliardi da 400 investitori, perlopiù istituzionali, provenienti da 40 paesi differenti.

Per Israele si è trattato della 13-esima emissione in valuta estera, che di solito avviene una volta all’anno, alternativamente in dollari USA e in euro.

La preferenza per la prima parte dell’anno è data dal fatto che il pricing in questa fase tende ad essere più favorevole agli emittenti, grazie alla più abbondante liquidità sui mercati. Il debito pubblico israeliano nel 2019 si è attestato al 3,7% del pil, sopra il 2,9% atteso. Tuttavia, il rapporto debito/pil risulta sceso sotto il 60%, per cui il paese è considerato finanziariamente solido dalle agenzie di rating: “A1” per Moody’s, “AA-” per Standard & Poor’s e “A+” per Fitch. Ad essersi occupati del collocamento sono state Bank of America, Citigroup e Goldman Sachs.

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Rendimenti in valuta locale molto più bassi

Alta la domanda dagli istituzionali asiatici. In effetti, l’azzardo di Israele è stato premiato, considerando che l’emissione sia avvenuta nel bel mezzo delle tensioni geopolitiche nel Medio Oriente e che proprio lo stato ebraico risulta nel mirino dell’Iran per possibili rappresaglie dopo l’uccisione del generale Qassem Soleimani per mezzo di un raid americano a Baghdad. Quanto ai rendimenti, dal confronto con la curva dei bond in valuta locale emerge che il decennale sia stato collocato sul mercato rispettivamente a +70 punti base e il trentennale a quasi +160. Di conseguenza, il mercato sconterebbe un apprezzamento del nuovo shekel israeliano contro il dollaro, quando già si è apprezzato di circa il 5,5% nell’ultimo anno.

A conti fatti, gli investitori si aspetterebbero che il cambio si rafforzi del 7% entro 10 anni.

La banca centrale israeliana ha alzato i tassi allo 0,25% a fine 2018, ma l’inflazione è ridiscesa in prossimità dello zero negli ultimi mesi, mentre la crescita del pil nel 2019 è stata del 3,3%. Per gli investitori stranieri, un’opportunità non comune di investire in dollari, spuntando rendimenti superiori a quelli offerti dal Tesoro americano e al contempo assumendosi rischi assai bassi, data la qualità dell’emittente. Il decennale, ad esempio, sarebbe in sé in grado di compensare l’eventuale deprezzamento del cambio euro-dollaro. Quanto al trentennale, al confronto con il BTp in dollari in scadenza nel 2049, il rendimento risulta attualmente inferiore di quasi una novantina di centesimi, ma a fronte di un rischio teorico di credito nettamente inferiore, dato l’alto rating.

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