ENEL ha iniziato ieri il collocamento sul mercato di un bond ibrido e perpetuo suddiviso in due tranche “benchmark” da almeno 500 milioni di euro ciascuna per un controvalore complessivo minimo di 1 miliardo di euro. La prima è “callable” dopo un periodo di 5 anni e mezzo, la seconda dopo 8 anni e mezzo. La data di emissione è stata fissata per il prossimo 16 gennaio. L’operazione segue la decisione del CDA della società di lanciare prestiti obbligazionari ibridi ed eventualmente anche perpetui fino a 2 miliardi di euro entro il 2023.

I rating attesi da parte delle agenzie internazionali sono BBB- per e Fitch e Baa3 per Moody’s. Dell’emissione rivolta ai soli investitori istituzionali si stanno occupando BNP Paribas, Bank of America, Credit Agricole, Citi, Deutsche Bank, Goldman Sachs, HSBC, IMI-Intesa Sanpaolo, JP Morgan, Mizuho, Morgan Stanley, Mitsubishi Financial Group, NatWest, Santander, Société Générale, SMBC e Unicredit.

Stando alle prime indicazioni, la cedola attesa per la prima tranche è del 7,125% e per la seconda del 7,625%. Ipotizzando che entrambe saranno rimborsate alle rispettive prime date call, il premio offerto dal bond ibrido sarebbe rispettivamente di circa 425 punti base e di 480 punti base rispetto ai tassi “midswap”. Ma andiamo alle caratteristiche salienti dell’emissione ENEL. Per bond ibrido s’intende un’obbligazione a metà tra debito e capitale. Ciò vale anche ai fini del computo a bilancio. L’obbligazionista si carica di un rischio certamente maggiore a quello che avrebbe per un’obbligazione senior o ordinaria. Infatti, siamo in presenza di un bond subordinato, il quale assorbirebbe le perdite nel caso si verificassero le condizioni patrimoniale indicate nel prospetto informativo.

Bond ibrido perpetuo, prospettive

Il fatto che sia anche un bond perpetuo, segnala che l’emissione non ha formalmente alcuna scadenza. ENEL non è tenuta a rimborsare le due tranche al raggiungimento delle date “callable”.

Lo farà sulla base delle proprie condizioni finanziarie e di quelle generali del mercato. E’ molto verosimile che la facoltà di rimborso sia esercitata nel caso in cui i tassi di mercato rispettivamente tra 5,5 e 8,5 anni fossero inferiori a quelli spuntati in queste ore con l’emissione. In effetti, avrebbe senso per la compagnia emettere nuove obbligazioni a tassi più bassi con cui rimborsare quelle in circolazione, risparmiando sugli interessi.

La prima emissione di un bond perpetuo risale per ENEL al 2013. Ad oggi, in circolazione ve ne sono sette per un controvalore di circa 5,55 miliardi di euro. Sono nove, invece, le obbligazioni subordinate della compagnia. Perché acquistare un bond ibrido e per giunta perpetuo? La risposta si chiama alto rendimento con finalità speculative. Il maggiore rischio di credito che l’obbligazionista corre si traduce in una più alta remunerazione dell’investimento. Quanto all’assenza di una scadenza certa, essa espone la quotazione del titolo a un’accesa volatilità. I prezzi tendono a crollare con il rialzo dei tassi, a volare con il loro calo.

Emettere un bond ibrido e perpetuo con maxi-cedole superiori al 7% consentirà verosimilmente agli investitori negli anni futuri di rivendere i titoli a prezzi nettamente superiori. E questo determinerà rendimenti effettivi ancora superiori a quelli prospettati dalla sola cedola o con riferimento alle date “callable”.

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