Corsa agli acquisti di bond in Grecia dopo le elezioni di domenica scorsa, che hanno decretato la vittoria larga di Nuova Democrazia, il partito del premier Kyriakos Mitsotakis. Con il 41% dei consensi ottenuti ha più che doppiato Syriza, crollata al 20%. In assenza di una maggioranza assoluta dei seggi, però, il paese tornerà alle urne il prossimo 25 giugno. Fallito il tentativo dei due principali partiti della sinistra, Pasok compreso, di spodestare il premier con un accordo per ribaltare la maggioranza parlamentare.

Con questi numeri, per effetto della nuova legge elettorale con premio di maggioranza al prossimo voto, Mitsotakis resterebbe al governo. L’esito del voto è considerato “credit positive” per il rating ellenico.

Debito pubblico in mano ai creditori pubblici europei

I bond della Grecia potrebbero da qui a pochissimi mesi ricevere uno o più upgrade da parte delle principali agenzie internazionali, tornando in area “investment grade”. A quel punto, sarebbero acquistabili anche dalla Banca Centrale Europea (BCE), nonché dai fondi d’investimento. Ed è grazie a questa prospettiva che lunedì il rendimento decennale è crollato, portandosi ieri al 3,85% contro il 4,33% del BTp a 10 anni. Lo spread di Atene verso Roma risulta ampiamente negativo di circa 50 punti base. Non accadeva dal 1999, cioè da ventiquattro anni, da quando nacque ufficialmente l’euro.

Gli analisti stimano un rapporto debito/PIL in calo entro il 2026 sotto i livelli italiani dal 171% del 2022. Ciò è dovuto non solo all’energica crescita dell’economia, bensì anche al fatto che la spesa per interessi resti assai contenuta. Infatti, il 76% del debito pubblico al 31 marzo scorso risultava ancora nelle mani dei creditori stranieri. Ciò significa che solamente per il 24% è in forma di bond e prestiti del settore privato. Dunque, se il tasso d’interesse medio cresce dell’1% sui mercati, l’impatto è di neanche mezzo punto percentuale rispetto al PIL in Grecia contro circa tre volte tanto in Italia.

Bond Grecia con spread negativo, rischio default percepito remoto

Di fatti, il cosiddetto tasso implicito si è mantenuto invariato in questi ultimissimi anni intorno all’1,5%. In Italia, lo scorso anno era salito al 2,77%. Non è che il rischio default nel nostro Paese sia più alto, semplicemente la Grecia è esposta perlopiù verso i governi europei. Il mercato ritiene altamente improbabile che, nel caso di una nuova crisi fiscale, il suo governo proceda a una seconda ristrutturazione del debito a carico dei creditori privati dopo quella del 2012 da 107 miliardi di euro.

I bond della Grecia sono primi nell’Area Euro per performance quest’anno a +4%, seguiti dal +2% dei bond italiani. Secondo gli analisti, dopo le elezioni di fine giugno proseguiranno a fare meglio della media. Ciò implica un possibile ulteriore restringimento dello spread. Non solo domenica scorsa ha vinto il partito preferito dai mercati, ma sembra avviato sul viale del tramonto quello più preoccupante guidato dall’ex premier Alexis Tsipras. E non è sfuggito il recupero di consensi del Pasok, lo storico partito socialista dalle posizioni rassicuranti per gli investitori. In definitiva, la politica ad Atene inizia a non fare più paura.

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