Gli analisti sono convinti che il governo di Kyriakos Mitsotakis tornerà sui mercati finanziari per la quinta volta quest’anno, nonostante abbia più che coperto le emissioni previste per i 12 mesi del calendario, durante il quale ha già raccolto 10 miliardi di euro. L’ultima operazione risale a settembre, quando Atene ha raccolto 2,5 miliardi attraverso il bond a 10 anni, il cui rendimento in quell’occasione scese all’1,23%, giù dall’1,57% esitato a giugno. Il paese non avrebbe bisogno di rifinanziarsi, disponendo di liquidità per almeno 35 miliardi di euro, qualcosa come quasi 20 punti di pil.

Bond Grecia a 10 anni, ordini record e rendimento in forte calo

Si tratta perlopiù di denaro rimasto inutilizzato rispetto al maxi-prestito da 86 miliardi elargito dai partner dell’Eurozona nel 2015 con il terzo “bail-out”. Inoltre, la Grecia è tornata ad emettere titoli a medio-lungo termine proprio per accrescere le disponibilità liquide e segnalare agli investitori massima sicurezza per i prossimi anni. Le condizioni di mercato per Atene sono significativamente migliorate negli ultimi mesi, tant’è che il decennale offre oggi lo 0,975%, quasi quanto il minimo storico toccato a febbraio allo 0,92%.

Emissioni bond a scopo precauzionale

Da marzo, la BCE ha inserito i bond sovrani ellenici nel suo piano di acquisti noto come PEPP, varato per affrontare l’emergenza Covid. Da allora, ne ha messi in portafoglio per 11 miliardi, a fronte di emissioni per 10 miliardi. Dunque, l’incremento del debito di Atene è stato più che coperto dai soli acquisti istituzionali, un fatto determinante per accelerare la discesa dei rendimenti. I bassi costi di rifinanziamento rendono allettanti le emissioni, in vista della fine del decennio di grazia nel 2022. Dopodiché, scattano il pagamento degli interessi su oltre l’80% dei debito e l’avvio della restituzione dei prestiti.

Peraltro, già prima del PEPP si speculava sull’inserimento dei bond della Grecia nel “quantitative easing” per gli attesi upgrade sovrani delle agenzie ai rating “investment grade”.

Fatto sta che chi ha scommesso su questo mercato ha potuto realizzare guadagni notevoli. Dai minimi toccati nel marzo scorso, all’apice delle tensioni finanziarie, il bond gennaio 2042 e cedola 4,20% (ISIN: GR0138015814) si è apprezzato di oltre il 30%, arrivando oggi a quotare sopra 152. Da quando il titolo risulta negoziabile, vale a dire dal gennaio 2018, si è impennato del 56,5%.

Le emissioni eccedenti il reale fabbisogno finanziario non sarebbero dovute solamente ai bassi costi, ma anche alla volontà di preservare le riserve liquide con le quali provvedere nei prossimi anni ai pagamenti degli interessi senza intaccare il bilancio e la credibilità in gran parte recuperata tra gli investitori. Da non sottovalutare nemmeno i costi legati alla pandemia, in termini sia di incremento di spesa e sia di crollo del prodotto interno lordo.

Un bond della Grecia con cedola 4% e a +60% in meno di 3 anni

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