Torniamo a riproporvi il bond Goldman Sachs a 10 anni, denominato in dollari USA, con cedola mista, “callable” e “steepener” (ISIN: XS2061620824). Scadenza 8 giugno 2031, è stato emesso nel giugno scorso. Esso offre una cedola fissa del 4% lordo (2,96% netto) per i primi due anni, successivamente ai quali la cedola diventa variabile secondo il seguente schema: il doppio della differenza tra il Constant Maturity Swap (CMS) a 10 anni e il Constant Maturity Swap a 2 anni. In ogni caso, tale cedola non potrà essere inferiore all’1% lordo annuo (0,74% netto) e superiore al 4% lordo annuo.

A partire dal sesto anno, cioè dal 2027, il bond Goldman Sachs potrà essere rimborsato anticipatamente dall’emittente a ogni data 8 giugno. La decisione della banca è discrezionale. Perché questo titolo risulta appetibile? Esso consente all’obbligazionista di sfruttare la ripresa dell’economia americana dopo il Covid. In effetti, a questi conviene che la differenza tra il CMS a 10 e il CMS a 2 anni sia la più alta possibile. In pratica, dovrà scommettere su una curva dei tassi USA ripida. E questo accade quando l’economia americana cresce.

Bond Goldman Sachs, quotazione e rendimento

Peraltro, con livelli di rendimento a lungo termine relativamente elevati e trainati dalla crescita del PIL, gli USA attirerebbero capitali dal resto del mondo, con la conseguenza che il cambio euro-dollaro si rafforzerebbe, pur non necessariamente. Anche per questa via, il bond Goldman Sachs offrirebbe valore all’obbligazionista. Il capitale si rivaluterebbe per l’effetto cambio. Alle quotazioni di venerdì scorso, pari esattamente a 100, per cui perfettamente alla pari, il rendimento medio annuo lordo del titolo alla scadenza viaggia da un minimo dell’1,50% a un massimo del 4%.

La differenza dipende ovviamente dal fatto che la cedola potrà assumere dopo il secondo anno valori compresi tra un minimo dell’1% e un massimo del 4%. Per contro, esistono anche rischi di cui tenere conto.

Il primo riguarda l’eventuale andamento avverso del cambio euro-dollaro. Il secondo ha a che fare con il rimborso anticipato, il quale lascerebbe l’obbligazionista con un capitale da reimpiegare a tassi probabilmente inferiori. Infine, la bassa liquidità degli scambi, dati i volumi scarni emessi (appena 95 milioni di dollari). Trascurabile il rischio di credito, dati gli alti rating dell’emittente: BBB+/A/A3.

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