E’ debito “spazzatura” per tutte le principali agenzie di rating (B- per S&P e Fitch, Caa3 per Moody’s). E non potrebbe essere classificato altrimenti quello dell’Ecuador, reduce da una ristrutturazione nell’estate scorsa e già a rischio di un terzo default in appena 13 anni. In queste ultime settimane, i titoli di nuova emissione seguiti proprio alla rinegoziazione di pochi mesi fa hanno registrato un tonfo sui mercati. Le elezioni presidenziali di inizio febbraio hanno esitato un risultato incerto fino a pochi giorni fa, quando la Commissione Elettorale ha confermato che al ballottaggio dell’11 aprile andranno il socialista Andrés Arauz con il 32,7% dei consensi e il conservatore Guillermo Lasso con il 19,7%.

Per una manciata di schede, l’ambientalista Yanu Perez resta escluso con il 19,4%.

Bond Ecuador, reazione mista al caos elettorale: cosa succede nel paese sudamericano

La corsa al fotofinish tra Lasso, gradito agli investitori esteri, e Perez, ostile allo sfruttamento delle miniere, ha creato molte tensioni politiche nel paese. Gli elettori del secondo, perlopiù indigeni, non si rassegnano e invocano il riconteggio totale delle schede. I bond sono tornati a respirare nelle ultime sedute, tirando un minimo sospiro di sollievo dinnanzi allo scenario di uno scontro tra socialisti e conservatori, quando sembrava che si andasse verso una sfida tutta a sinistra.

Tracollo e ripresa parziale dei bond

La scadenza luglio 2030 e cedola 0,5% (ISIN: XS2214237807) risale di oltre l’11% rispetto ai minimi, pur fermandosi sotto 60 centesimi. Quella di luglio 2035 e cedola 0,5% (ISIN: XS2214238953) si apprezza solamente del 3,3% a 47 centesimi. E il titolo che verrà rimborsato nel luglio 2040 e cedola 0,5% (ISIN: XS2214239175) risale di circa il 5%, quotando poco sopra 43 centesimi di dollaro. Ad ogni modo, il recupero dai minimi toccati nella prima parte del mese c’è stato, sebbene tutti i bond restino ben al di sotto dei livelli di apertura di quest’anno, che per le scadenze più lunghe si aggiravano sopra i 50 centesimi, mentre per quelle più brevi quasi sfioravano i 65.

In effetti, c’è ben poco da festeggiare. Messi insieme, i partiti di centro-sinistra arrivano al 70% dei consensi. Lasso sembra destinato a una dura sconfitta, gravato dall’immagine di candidato del presidente uscente Lenin Moreno, su cui pesano il default, il crollo dell’economia con la pandemia e l’elevato numero di morti che questa ha provocato nel paese. A rendere ancora più destabilizzante il clima ci sono state le rivolte in tre carceri, che in questi giorni hanno già provocato 79 morti. Il caos non è mai amico degli investitori, meno che mai in questa fase.

Certo, cinicamente parlando, qualcuno sui mercati potrebbe aver fatto due conti e pensato che questo episodio cruento possa aumentare la domanda di sicurezza e di legge e ordine, favorendo il fronte conservatore in vista dei ballottaggi. Non fateci affidamento. Gli elettori hanno segnalato piuttosto chiaramente di volere discontinuità rispetto agli ultimi 4 anni di governo. Per gli investitori si avvicina lo spettro di nuovi possibili rinegoziazioni ai danni dei loro investimenti sul mercato sovrano di Quito. Arauz promette niente austerità e di attingere a 1 miliardo di dollari delle riserve valutarie per aiutare sin da subito le famiglie più bisognose. I prezzi già grosso modo scontano lo scenario peggiore, ma non è detto che non possano continuare a scendere.

L’inspiegabile boom dei bond in Ecuador dopo il primo turno delle elezioni presidenziali 

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