I bond dell’Ecuador sono usciti grandi vincitori dall’esito a sorpresa delle elezioni presidenziali. L’11 aprile scorso, il candidato conservatore Guillermo Lasso prevaleva al ballottaggio contro il socialista Andrés Arauz, nonostante tutti i sondaggi dessero per sicuro vincitore proprio quest’ultimo. Da allora, il boom delle quotazioni è stato eclatante e anche oltre le previsioni più ottimistiche.

Tra i bond dell’Ecuador ad essersi apprezzati abbiamo quelli emessi a seguito della ristrutturazione del debito sovrano nel luglio 2020. Le obbligazioni in dollari con scadenza 31 luglio 2020 e cedola 0,5% (ISIN: XS2214238284) sono passate dai 60 centesimi precedenti al ballottaggio agli 84 centesimi di ieri.

Il rialzo è stato del 40%. Quelle in scadenza il 31 luglio 2035 e cedola 0,5% (ISIN: XS2214238441) sono schizzate dai circa 48 ai 68,50 centesimi, segnando una crescita di oltre il 42%.

Quelle in scadenza il 31 luglio 2040 e cedola 0,5% (ISIN: XS2214239175) sono passate da 46,45 a più di 60 centesimi, in questo caso lievitando di quasi il 30%. In tutti e tre i casi, i bond dell’Ecuador sono saliti ai nuovi massimi storici, cioè da quando sono stati emessi nell’estate scorsa. A cos’è dovuta questa performance? Certamente allo scampato pericolo di una vittoria del socialista. Arauz aveva promesso politiche di opposizione all’austerità fiscale pretesa dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) come contropartita degli aiuti elargiti a seguito del default.

Bond dell’Ecuador ai massimi

Tra le altre cose, Arauz avrebbe attinto a 1 miliardo di dollari delle riserve valutarie per distribuirlo a 1 milione di famiglie povere fin dalla prima settimana dal suo insediamento. In un certo senso, con Lasso alla presidenza la politica economica del paese latino-americano rimane convenzionale, prevedibile e lontana da possibili colpi di testa. Tutti i suddetti bond dell’Ecaudor erano collassati fino a marzo, mese in cui gli investitori iniziavano a scommettere su un esito elettorale clamoroso.

Probabile che sulla performance estremamente positiva di queste settimane incida anche il recente rialzo delle quotazioni petrolifere.

Dalla vittoria di Lasso e chiaramente per ragioni del tutto ad essa estranee, il Brent è rincarato sui mercati internazionali dell’8% a oltre 69 dollari al barile. Quito produce greggio, materia prima che incide per oltre un terzo delle sue esportazioni. Pertanto, il boom delle quotazioni contribuisce a migliorare l’outlook sull’economia domestica.

Ma l’impennata si rivela non sostenibile. Difficile che i bond dell’Ecuador continuino ad apprezzarsi. Solamente 10 mesi fa, il governo siglava con i creditori un accordo di ristrutturazione del debito su 17,4 miliardi di dollari di obbligazioni. L’FMI ha stanziato 6,4 miliardi a favore del paese, ma richiede riforme e risanamento fiscale. Lasso ha fatto presente che non accetterà di aumentare le tasse, pur impegnandosi a tagliare il deficit e a stimolare la crescita. Quindi, non escluse tensioni con l’istituto, né un atteggiamento più prudente degli investitori, una volta smaltita la sbornia elettorale.

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