“Dr Timpone, sono un assiduo follower di Investireoggi. Data la sua competenza e professionalità, volevo gentilmente sapere se ha una spiegazione per il calo negli ultimi giorni di alcuni bond in dollari che sto seguendo e, in particolare, i bond egiziani in dollari. Secondo Lei, come mai questi titoli sono passati così repentinamente da 97 a 90 (centesimi, ndr)? Le prospettive economiche sono buone, la cedola è alta, il dollaro si apprezza e, nonostante ciò, scendono”.

Il tonfo del debito egiziano

Rispondiamo con piacere al lettore, il quale ci segnala un trend reale.

Nel caso specifico, egli ci mostra il caso di un bond in dollari dell’Egitto, scadenza sostanzialmente ventennale, che nell’arco di un paio di settimane ha perso il 7%. Il titolo offriva venerdì scorso un rendimento vicinissimo all’8%, mentre un paio di settimane prima rendeva meno del 7,15%. A cos’è dovuto questo balzo? Il fenomeno non è una specificità dello stato nordafricano, bensì riguarda l’insieme delle emissioni in dollari sui mercati emergenti (e non solo).

Per capirne l’origine, vi basti sapere che nell’arco di tempo considerato, il Treasury a 20 anni è salito dall’1,83% all’1,99%. E’ stato il board della Federal Reserve a far lievitare i rendimenti americani sulla prospettiva del taglio degli acquisti dei bond entro fine anno. In sostanza, la banca centrale di Atlanta inizierà a normalizzare la politica monetaria della prima economia mondiale. Il costo del denaro inevitabilmente rincarerà nei prossimi mesi e anni.

Cause del calo dei bond in dollari

Per effetto di questo scenario, i bond in dollari emessi dai paesi emergenti stanno subendo la concorrenza dei loro omologhi americani e stanno dovendo offrire anch’essi rendimenti più alti. Tuttavia, come spesso capita nelle fasi rialziste dei tassi, gli spread tendono ad ampliarsi, anziché restare intatti. Perché? Quando indebitarsi diventa più costoso, il rischio di credito a carico degli stati più deboli è percepito più alto.

In effetti, la scadenza a 20 anni dell’Egitto è salita da uno spread di 530 a uno di circa 600 punti base.

Altri mercati stanno registrando un balzo dei rendimenti più marcato per i loro bond in dollari. E’ il caso della Turchia, dove al trend sopra descritto si sommano forti criticità specifiche, dettate dalla pessima gestione monetaria. Detto ciò, i tassi USA rimarranno bassi ancora per un lungo periodo, almeno stando alle dichiarazioni ufficiali della FED. E questo significa che, in termini reali, resterebbero decisamente sottozero, un fatto che depone a favore dei bond in dollari emergenti, ben più redditizi anche al netto dell’inflazione.

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