L’Eurobond emesso dalla Bielorussia nel giugno scorso con scadenza 24 febbraio 2031 e cedola 6,378% (ISIN: XS2120882183) ha accusato un calo del 7,6% quest’anno, scendendo a una quotazione di 92,91 centesimi. Le obbligazioni, che a dispetto del nome sono denominate in dollari, offrono attualmente un rendimento del 7,63%. E dire che all’inizio del 2021 si attestassero sopra la pari. Cos’è successo e perché proprio in queste ultime settimane stiamo assistendo a un forte calo dei prezzi?

Di certo, il titolo segue il trend globale.

La forte risalita dei rendimenti americani non poteva che impattare negativamente anche sul mercato sovrano bielorusso. Tuttavia, dietro al tonfo ci sarebbe qualcosa di più. Ad esempio, ieri la danese Nordea ha annunciato il disinvestimento dei 168 milioni di euro investiti nel debito di Minsk, a seguito dell’avvio di una revisione generale della sua politica ESG, tesa a porre maggiore riguardo alle questioni etiche e politiche. La decisione segue quella del fondo istituzionale Akademiker Pension, che a decorrere dall’1 aprile uscirà dalla Bielorussia e da tutte le società controllate dal governo per oltre il 50%. Nella “black list” vi saranno anche

Azerbaijan, Bangladesh, Etiopia, Gibuti, Mali, Pakistan e Zimbabwe.

Le tensioni (geo)politiche a Minsk

Dall’agosto scorso, la Bielorussia vive una fase di forte tensione interna a seguito della contestazione dei risultati delle elezioni presidenziali da parte delle opposizioni. Aleksander Lukashenko, al potere dal 1994, aveva promesso una riforma costituzionale, completata la quale si sarebbe dimesso. Placatasi la fase più acuta degli scontri, tuttavia, non se n’è fatto più niente. A differenza del passato, però, il mercato ha dovuto prendere atto della crescente sensibilità dei clienti riguardo alle tematiche dei diritti umani. Per quanto Minsk non sia ancora oggetto di sanzioni da parte dell’Occidente, il rischio reputazionale si sta facendo sempre più alto.

Gli investitori istituzionali che posseggono debito sovrano bielorusso iniziano a temere di perdere la faccia.

Il costo d’immagine sarebbe superiore all’extra rendimento ottenuto dall’investimento. Peraltro, man mano che il quadro non si sbroglia, a salire è anche il rischio Paese. Di questo passo, la Bielorussia rischia di venire sanzionata da UE e USA e di accusare un forte deflusso dei capitali, che senza un contestuale supporto della Russia porterebbe alla bancarotta.

Supolka, che rappresenta i cittadini bielorussi in Italia, continua a rivolgere appelli anche a Generali, affinché disinvesta dall’Eurobond emesso lo scorso anno e rilevato dalla compagnia attraverso un fondo controllato. Etica e investimento, insomma. Un connubio spesso difficile, ma che negli ultimi tempi inizia a diventare un obiettivo sempre più avvertito dagli istituzionali e che metterebbe seria pressione agli stati con grossi deficit di democrazia e di rispetto dei diritti umani.

Bielorussia, Lukashenko al capolinea e la Russia di Putin non starà a guardare

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