L’Unione Europea ha annunciato nuove sanzioni contro il regime di Alexander Lukashenko. Nel mirino sono finite 86 persone e 4 società che gravitano attorno al capo dello stato, tra cui alcuni suoi parenti. Non potranno entrare in Europa e i loro patrimoni saranno “congelati”. I bond della Bielorussia hanno risentito negativamente della notizia: dalla chiusura di venerdì scorso, la scadenza in dollari 28 febbraio 2023 e cedola 6,875% (ISIN: XS1634369067) perde il 3,6%. Crolla del 4,3% la scadenza 29 giugno 2027 e cedola 7,625% (ISIN: XS1634369224), anch’essa in dollari.

In controtendenza le obbligazioni 24 febbraio 2031 e cedola 6,378% (ISIN: XS2120882183), che nella seduta odierna si apprezzano di pochissimo.

Le sanzioni europee sono state comminate in risposta al dirottamento di un volo Ryanair avvenuto nei cieli della Bielorussia e su ordine del governo di Minsk. In quell’occasione, i militari irruppero nell’aereo subito dopo l’atterraggio per arrestare un giovane giornalista di 26 anni, critico verso il regime di Alexander Lukashenko.

I bond della Bielorussia sono classificati come “spazzatura” da tutte le principali agenzie di rating: B per S&P e Fitch, B3 per Moody’s. Il rischio sovrano è legato anche all’andamento dei rapporti tra Occidente e Russia. Minsk gravita nell’orbita di Mosca, pur essendosi i rapporti tra Lukashenko e Cremlino di molto raffreddati negli ultimi anni. A tale proposito, però, l’amministrazione Biden ha svelato di studiare nuove sanzioni contro la Russia sull’avvelenamento di Aleksej Navalny, oppositore di Vladimir Putin.

Sinora è stato escluso un embargo tout court contro la Bielorussia sul timore che questa possa definitivamente cadere tra le braccia dei russi. Eppure, l’opzione non è più fuori dai radar delle cancellerie europee e degli USA. Sarebbe un duro colpo per i bond della Bielorussia, che quest’anno registrano tonfi anche superiori al 10%, come nel caso della scadenza in dollari a 10 anni. E da inizio 2021, il tasso di cambio tra il rublo locale e l’euro si è rafforzato del 4,5%.

Evidentemente, il mercato non ha scontato alcuna misura ritorsiva pesante della UE dopo le proteste contro l’ennesima rielezione di Lukashenko nell’agosto scorso, represse con un’ondata di arresti e violenze.

[email protected]