I principali gruppi dei creditori dell’Argentina hanno dichiarato di avere ricevuto maggiori adesioni alla loro controfferta inviata al governo di Buenos Aires nei giorni scorsi con l’aggiungersi di nuovi fondi. Ad Hoc Bondholder, Exchange Bondholder e Argentina Creditor Committee rappresenterebbero adesso oltre il 60% delle obbligazioni frutto dell’accordo del 2005 successivo al default del 2001 e del 51% di tutte le obbligazioni oggetto dell’attuale trattativa, relativa a 66 miliardi di dollari di debito emesso in valuta estera.

Il governo ha presentato due proposte da aprile a giugno.

La seconda prevede un recupero medio del 53,5% del valore nominale dei bond, ma agli obbligazionisti sembra insufficiente, sebbene le differenze non siano incolmabili, consistendo in qualche punto percentuale. C’è tempo fino al 4 agosto per trattare, con l’ultimatum rinviato dal 24 luglio e che non possiamo escludere non venga nuovamente aggiornato.

Bond Argentina, nuova offerta del governo e i creditori ammorbidiscono le posizioni

Il presidente Alberto Fernandez ha implorato i creditori di non “affamare” il paese, sostenendo che non vi sarebbero le condizioni per fare meglio, quando il 40% della popolazione attualmente vive in condizioni di indigenza. Il pil è crollato del 20,6% a maggio e di oltre il 13% annuale nei primi 5 mesi dell’anno. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il 2020 si chiuderà a -9,9%, causa Coronavirus. Nel frattempo, l’inflazione continua a viaggiare sopra il 40% e nel 2019 ha chiuso ai massimi da inizio anni Novanta.

La diatriba legale

L’aspetto economico non sembra più nemmeno essere il principale fronte che divide le parti. La contrapposizione si concentra adesso sugli aspetti legali, specialmente sulle cosiddette Clausole di Azione Collettiva (CACs). Il governo ha presentato la proposta di fissare al 75% la maggioranza qualificata che gli obbligazionisti dovrebbero raggiungere in futuro sugli strumenti di nuova emissione e concessi in scambio per il debito ristrutturato, nel caso in cui venisse loro richiesto di accettare o rifiutare un accordo.

Basterebbe una sola votazione, quindi, anziché la doppia votazione per singola emissione e quella relativa a tutte le emissioni oggetto di rinegoziazione.

In questo modo, l’Argentina si assicurerebbe vita più facile per il caso in cui dovessero ripetersi situazioni come quella in corso, rendendo più complicato per la minoranza dei creditori recalcitranti opporsi. Poiché il paese sudamericano ha una lunga storia di default alle spalle – questo sarebbe il nono – non sono poche le resistenze tra gli obbligazionisti ad accettare un inasprimento delle condizioni legali nei loro confronti. Possibile, però, che il testo venga rivisto sul punto e che alla fine si trovi un’intesa complessiva per mantenere forti tutele per i creditori, a fronte di maggiori concessioni di questi sul piano economico. Buenos Aires accetterà un accordo, a patto che venga stretto con almeno il 60% del capitale.

Bond Argentina, nuova offerta in stile Piano Brady

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