Prosegue l’indebolimento della corona norvegese nei confronti di euro e dollaro. Ma anche le emissioni in valuta (NOK) hanno visto un incremento notevole recentemente da parte di banche e finanziarie internazionali. Per chi emette titoli di debito in una valuta straniera si tratta di una buona opportunità per pagare meno il denaro da raccogliere e prestare, mentre per chi lo acquista potrebbe andare incontro a spiacevoli sorprese se il rapporto di cambio dovesse peggiorare. Da un punto di vista strettamente speculativo, la corona ha rappresentato una moneta rifugio da quando è scoppiata la crisi economica continentale nel 2008.

Ma adesso che il peggio sembra essere alle spalle, la corona si sta indebolendo per tornare verso quel rapporto di cambio medio dell’ultimo decennio intorno a quota 8,20 per un euro (vedi grafico sotto). Vale quindi la pena investirci qualcosa per ottenere qualche ritorno più favorevole rispetto agli esigui tassi d’interesse in Europa?

 

Obbligazioni Banca IMI Collezione, tasso fisso corona norvegese opera II 3,55% 2019

 

corona norvegese

Recentemente Banca IMI è tornata sul mercato dei capitali con una seconda emissione in corone norvegesi da 1,95 miliardi di NOK riscuotendo un buon successo. La banca del gruppo Intesa San Paolo ha infatti collocato “Banca IMI Collezione tasso fisso in corona norvegese Opera II”. Si tratta di un’obbligazione senior negoziabile tranquillamente sui mercati Mot ed EuroTlx (Isin IT0004990310) per importi minimi di 15.000 corone (circa 1.830 euro) che paga una cedola lorda del 3,55% il 28 gennaio di ogni anno fino al 2019, data di rimborso (per tutte le caratteristiche del bond e le quotazioni clicca qui). Il titolo è quotato sul Mot dallo scorso 28 gennaio e già sta facendo registrare scambi vivaci essendo – secondo gli esperti – una valida alternativa di investimento per i risparmiatori non professionali verso quei pochi paesi a tripla AAA rimasti, il cui grado di rischio rimane molto contenuto.

Il prezzo attualmente si attesta intorno a 99,86, leggermente in rialzo rispetto al prezzo di collocamento (99,74) e la liquidità è assicurata dalla stessa Banca IMI, che gode di rating BBB+ per S&P e Fitch e Baa2 per Moody’s.  Questo bond è il secondo di una serie – commenta un trader – e il tasso cedolare più basso rispetto a quello precedente (Banca IMI Collezione in corone norvegesi 4,35% 2017) denota come l’emittente sia adesso più prudente nei confronti della valuta nordica ritenendola forse “arrivata”. Il rendimento di questo bond, infatti, intorno al 3,64% per cinque anni è meno allettante di quello offerto dalla precedente emissione con scadenza più breve, allorquando era stata emessa nel settembre del 2013.

 

Norvegia: basso debito pubblico e moneta stabile

 

norvegia mappa

La Norvegia è uno dei paesi più sicuri e ricchi del pianeta e la sua moneta è una delle più stabili al mondo. Un successo dovuto essenzialmente alla presenza di giacimenti di petrolio. La Norvegia è infatti il più grande esportatore di petrolio d’Europa e uno dei maggiori del mondo. Esporta quotidianamente circa 1,6 milioni di barili, più del doppio del secondo paese europeo della classifica (il Regno Unito).Così il paese ha usato la ricchezza del petrolio per trasformare un’economia che nel secondo dopoguerra era ancora basata sul pesce e sullo sfruttamento delle foreste. Significativi a tal fine sono gli indicatori statistici. Il Pil pro capite dei norvegesi ha superato nel 2012 i 100mila dollari all’anno e lo Stato ha un debito pubblico del 48% del Pil, mentre l’Italia, per fare un paragone, ne ha uno che passa il 127% del proprio prodotto interno lordo. [fumettoforumright]Per questo la Norvegia è percepita come un porto sicuro dagli investitori internazionali, dove andare a rifugiarsi in caso di tempeste finanziarie come quelle che hanno travolto gli stati dell’Europa continentale. L’agenzia di rating Standards and Poor’s ha confermato il rating AAA per la Norvegia soprattutto per via del basso debito pubblico, dell’inflazione sotto controllo, della piena occupazione, nonostante la crescita del Pil sia stata recentemente rivista al ribasso per quest’anno.