Ieri, anche Apple ha approfittato delle buone condizioni generali del mercato per tornare ad emettere debito, grazie alla copertura della Federal Reserve. Il colosso tech ha emesso obbligazioni con scadenze 2023, 2025, 2030 e 2050, raccogliendo in tutto 8,5 miliardi di dollari. Nel dettaglio, il bond a 3 anni è stato emesso con cedola 0,75% per 2 miliardi; quello a 5 anni con cedola 1,215% per 2,25 miliardi; quello a 10 anni con cedola 1,65% per 1,75 miliardi e, infine, quello a 30 anni con cedola 2,65% per 2,5 miliardi. Le scadenze a 3 e 5 anni non avevano mai offerto tassi così bassi dal 2013.

E anche le altre due hanno esitato cedole ai minimi da anni.

Apple torna sul mercato dei bond. Emissione da 5 miliardi

Cupertino userà i proventi raccolti per finalità generali, tra cui il riacquisto di azioni proprie e il pagamento dei dividendi. La società disponeva alla fine di marzo 40 miliardi di dollari di liquidità netta, avendone impiegata per 38,5 miliardi nel primo trimestre dell’anno per operazioni di “buyback”. Anche grazie a questi espedienti, il titolo in borsa si mantiene piuttosto stabile da inizio 2020, perdendo solo il 2%, la metà del rosso medio accusato dalle società quotate al Nasdaq. E resta prima al mondo per capitalizzazione con 1.270 miliardi di dollari, se si eccettua la compagnia petrolifera statale saudita Aramco.

La Fed garantisce i bond IG

Queste emissioni a così basso rendimento sono state rese possibili dalla copertura offerta dalla Federal Reserve a tutte le società con rating “investment grade”, quando a marzo ha annunciato che fungerà da compratore di ultima istanza nei loro confronti, cioè che nel caso di difficoltà acquisterà senza limitazioni il loro debito sul mercato. Per quanto ad oggi non abbia iniziato ad acquistare corporate bond, i rendimenti americani sono di molto scesi, fiutando la forte compressione del rischio. E così, i titoli in dollari con il massimo rating “AAA”, che il 20 marzo scorso avevano toccato un rendimento massimo medio del 3,20%, a inizio maggio ripiegavano all’1,85%.

Bond USA a rendimento zero? Ecco la possibile reazione del mercato alla Fed

E Apple appartiene proprio al segmento più solido del mercato obbligazionario americano, con Moody’s ad assegnare al suo debito il giudizio di “Aa1” e S&P “AA+”. Sul mercato secondario, le obbligazioni “callable” con scadenza maggio 2023 e cedola 2,40% (ISIN: US037833AK68) ieri offrivano lo 0,72% e si apprezzavano di quasi il 7% rispetto ai minimi di marzo. Il titolo in scadenza nel febbraio 2026 e cedola 3,25% (ISIN: US037833BY53) rendevano l’1,35% e segnavano un rialzo del 12% dai minimi di marzo, mentre il bond più longevo, maggio 2043 e cedola 3,85% (ISIN: US037833AL42), si aggirava su un rendimento inferiore al 2,90% e segnava +22,5% in poco più di un mese e mezzo.

Interessanti appaiono proprio i rendimenti a lunga scadenza. Il trentennale da poco emesso offre il 2,65% e il titolo che verrà rimborsato nel 2043% persino una ventina di centesimi di più. Pur scontando il rischio di cambio, che rosicherebbe parte del rendimento nominale, parliamo di livelli apparentemente di adeguata remunerazione dell’investimento, dati i tempi, anche perché trattasi di un emittente molto solido, per quanto non vadano nemmeno sottovalutate le criticità relative a un business, quello dell’elettronica di consumo, che inevitabilmente risente del ciclo economico globale. E si consideri che nel breve periodo Apple accuserà anche lo stop della produzione a Wuhan, in Cina, oltre che i “lockdown” imposti in Nord America ed Europa, con la conseguente caduta dei redditi dei consumatori. Per contro, la copertura della Fed le consentirà di comprimere il costo del capitale, liberando risorse a favore anche di azionisti e obbligazionisti.

[email protected]