A 100 anni di distanza dall’affondamento del Titanic, colano a picco anche la Deiulemar e le sue obbligazioni. Non si tratta questa volta di una nave da crociera con migliaia di passeggeri (per fortuna), ma di un’intera compagnia di navigazione, letteralmente travolta dai debiti e finita due gironi fa in bancarotta. Il Tribunale di Torre del Greco ha infatti decretato il fallimento della società Deiulemar shipping e migliaia di famiglie che avevano prestato soldi alla compagnia in cambio di obbligazioni ad alto rendimento si sono improvvisamente ritrovate senza il becco di un quattrino e sono scese in piazza per protestare.

A dirla tutta, non si tratta di un fulmine a ciel sereno, dato che la compagnia mercantile stava navigando in un mare di difficoltà già da tempo e il settore shipping è in crisi a livello internazionale dal 2008. Tuttavia non è certo piacevole sapere che il giudice è stato obbligato, sulla scorta dell’istanza presentata da alcuni creditori, a mettere la parola fine alla storica società che nel napoletano tutti conoscono molto bene, dopo che il management ha cercato in tutti i modi un (magro) accordo in extremis coi creditori.

 

Obbligazioni Deiulemar: 680 milioni di euro, a volte sulla parola

 

Oltre 13mila famiglie rischiano adesso di perdere tutti i soldi investiti negli anni. Si tratta, in soldoni, di oltre 700 milioni di euro inghiottiti nel buco nero della compagnia di navigazione, messa in ginocchio dalla crisi dei noli, ma anche dalla cattiva gestione delle finanze. La società, pur essendo stata autorizzata in passato a raccogliere capitali per massimo 42 milioni di euro emettendo obbligazioni con tassi d’interesse fino a 5 punti superiori a quelli bancari, raccolse negli anni altri 680 milioni senza seguire i crismi della regolarità e al di fuori dei canali degli intermediari autorizzati (spesso veniva rilasciata una semplice ricevuta dalla società), quindi in assenza delle dovute garanzie richieste dalle autorità di vigilanza.

Una cifra che non poteva comunque passare inosservata, anche perché quasi tutti a Torre del Greco conoscevano la pratica diffusa per la raccolta fondi della Deiulemar, e per la quale la Procura di Torre Annunziata stava indagando già da tempo. Diversi nomi sono già finiti nel registro degli indagati per truffa e appropriazione indebita dal momento che gli inquirenti temono adesso che buona parte de i fondi raccolti dai risparmiatori siano finiti all’estero nelle fiduciarie e nei trust che sarebbero stati costituiti appositamente dai fondatori della Deiulemar e da avidi faccendieri.

  

Prestare soldi senza le dovute garanzie: una pratica diffusa

 

Ma come si è arrivati a ciò? La Deiulmar è in piedi dal 1969 e i suoi fondatori (Iuliano, Della Gatta e Lembo) erano persone stimate fino a quando le cose andavano bene. Un obbligazionista che preferisce mantenere l’anonimato ci racconta di aver “prestato” 20.000 euro alla Deiulemar perché questa era una pratica abbastanza diffusa da tempo (non solo nei confronti della società armatoriale ) e non ci sono mai stati problemi a chiedere indietro i soldi in passato. Si arriva a ciò perchè ci si basa spesso sulla fiducia delle persone e degli imprenditori che poi spesso danno anche lavoro ad amici e parenti di chi presta denaro. Del resto, c’è riluttanza verso il mondo bancario, sia da parte di chi chiede soldi a prestito, sia da parte di chi li presta e quindi si era sviluppato un sistema di scambio di denaro parallelo che ha sempre funzionato bene fino a qualche anno fa. D’altra parte, però, se negli ultimi anni la Deiulemar era costretta a ricorrere voracemente a canali alternativi a quelli bancari, qualcosa che non quadrava c’era e questo i risparmiatori avrebbero dovuto intuirlo.

 

 

Fallimento Deiulmar: le cifre in gioco

 

A parte le tempistiche della procedura fallimentare che potrebbero essere molto lunghe (insinuazione al passivo entro Ottobre), si apre adesso il balletto delle stime su quanto gli obbligazionisti potrebbero recuperare dall’investimento iniziale.

Gli attivi della Deiulemar a fine 2011 ammontano a circa 170 milioni di euro, costituiti principalmente da assets immobiliari, impianti, macchine, contratti, crediti, oltre che da liquidità e partecipazioni societarie, mentre i debiti lordi sfiorano i 500 milioni, di cui 320 costituiti da obbligazioni. La compagnia di navigazione aveva già formulato una proposta per soddisfare i creditori nella misura del 52% dei soldi prestati (23% in contanti derivante dalla immediata vendita di parte dei beni, 38,5% in nuove obbligazioni e 38,5% in azioni), ma per molte famiglie questo non sarebbe abbastanza, ragion per cui fanno affidamento adesso sulla capacità di recupero da parte della Procura dei capitali che sarebbero stati distratti dalla società e finiti all’estero su conti personali. A tal fine, Assorisparmiatori si sta offrendo di assistere gratuitamente gli obbligazionisti mettendo a disposizione il modello di domanda di ammissione al passivo e le istruzioni per procedere.