Pensionati al minimo, disoccupati, titolari di assegno sociale, precari e, in generale, chi ha un basso reddito: tutti questi soggetti hanno qualcosa in comune. Non sono infatti tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi.
In genere, chi rientra nella no tax area non deve presentarla. Ma non è obbligato nemmeno chi percepisce un solo reddito da lavoro dipendente o da pensione e non ha altre entrate, poiché in questi casi la detrazione supera o pareggia l’IRPEF dovuta.
Dunque, perché presentare la dichiarazione se il saldo è già pari a zero?
Oggi, però, parliamo di cartelle esattoriali e della nuova rottamazione “quinquies”, una misura in fase di introduzione nella manovra di fine anno, con i correttivi necessari rispetto alla proposta originaria della Lega.
Interventi indispensabili per rendere la misura più sostenibile per la spesa pubblica, con modifiche sia alla durata della rateazione, sia alla platea dei beneficiari.
Ma cosa c’entra la rottamazione delle cartelle esattoriali con la dichiarazione dei redditi? Apparentemente nulla. Tuttavia, la limitazione della platea dei potenziali beneficiari della nuova rottamazione partirà proprio dalla dichiarazione dei redditi.
Nuova rottamazione cartelle esattoriali: penalizzati disoccupati, precari e pensionati al minimo
Cosa sta cambiando nella rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali rispetto al piano originario proposto dalla Lega? Al momento si tratta di indiscrezioni, ma già domani potrebbero diventare ufficiali, visto che è in programma un Consiglio dei Ministri sulla manovra di Bilancio.
La prima novità riguarda il passaggio da 120 a 108 rate mensili: il piano di pagamento che prevedeva lo spalmamento dei debiti in 10 anni (120 rate) sarà ridotto a 9 anni (108 rate). E non per tutti: si parla infatti di un taglio minimo di rata da 50 euro, che ridurrebbe ulteriormente la durata per chi ha debiti complessivi inferiori a circa 5.500 euro.
Ma l’indiscrezione che fa più discutere riguarda la riduzione della platea dei beneficiari. Per la prima volta, da quando esistono sanatorie di questo tipo, la rottamazione non sarà per tutti, ma solo per alcuni.
Finora gli unici esclusi non erano categorie specifiche di contribuenti, ma coloro le cui cartelle erano affidate alla riscossione troppo tardi rispetto alla data limite prevista. La rottamazione quater, per esempio, consentiva di cancellare solo le cartelle affidate al concessionario fino al 30 giugno 2022. Chi aveva cartelle successive a quella data non poteva aderire.
Ora, invece, la limitazione potrebbe essere più ampia e prescindere dalla data di affidamento all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. O, almeno, non sarà più solo quella la discriminante.
Ecco come si limiterà la platea della nuova sanatoria
La riduzione della platea nella rottamazione quinquies potrebbe partire dall’esclusione di chi ha aderito alle precedenti rottamazioni ma non ha pagato anche una sola rata, decadendo dai benefici.
Si tratta però di una limitazione molto discutibile. La nuova rottamazione, infatti, nasce con l’intento di essere più flessibile rispetto alle precedenti. In passato bastava saltare una sola rata per decadere, mentre ora si parla di un limite molto più ampio: potrebbero servire fino a otto rate scadute e non saldate per perdere il diritto alla sanatoria.
Dunque, se si vuole rendere la misura più elastica, perché penalizzare chi è decaduto in passato proprio per la rigidità delle vecchie regole?
Ancora più controversa è un’altra indiscrezione: l’esclusione dalla rottamazione di chi non ha presentato la dichiarazione dei redditi. Se l’esclusione riguarda chi, pur essendo obbligato, non ha adempiuto, la decisione è comprensibile. Ma se il criterio diventa penalizzare chi non era tenuto alla dichiarazione, la situazione cambia radicalmente.
Secondo le ultime anticipazioni, infatti, potranno accedere alla pace fiscale solo i contribuenti che hanno regolarmente presentato la dichiarazione dei redditi.
Se questa regola venisse confermata, verrebbero inevitabilmente penalizzati i disoccupati, i precari, i pensionati al minimo e tutti coloro che non hanno obbligo di presentazione.
In attesa di chiarimenti ufficiali, è evidente che, se la norma dovesse rimanere così, i nodi verrebbero presto al pettine: la rottamazione rischierebbe di escludere proprio chi più avrebbe bisogno di un aiuto.