In Italia continua l’allarme per il virus West Nile, o febbre del Nilo, infezione causata dalle punture di zanzara, che negli ultimi giorni ha provocato la morte di 4 uomini in Veneto e nella provincia di Ferrara. Altri casi di positività sono stati accertati in Piemonte, uno in provincia di Novara e uno in quella di Vercelli come ha riferito l’Izs, Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Nelle ultime ore si è parlato anche di un caso a Bologna.

Altre persone positive sono state registrate anche a Modena e a Ravenna.

West Nile Virus, rischio focolai in Italia e aumento dei casi

Ieri è deceduto un anziano di 77 anni della provincia di Padova ricoverato con un quadro di encefalite da West Nile, stessa diagnosi confermata per altre due persone ricoverate a Piove di Sacco in terapia intensiva. Sono stati intercettati anche due soggetti asintomatici donatori di sangue, positivi alla West Nile.

Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova, durante un’intervista a “Timeline” su Sky TG24 ha chiarito che:

“Il virus West Nile nella maggior parte dei casi causa una malattia asintomatica, solo uno su 8 sviluppa una malattia febbrile molto simile all’influenza, quindi con mal di testa, febbre, spossatezza, male alle ossa. E una persona su 200 infette in genere sviluppa una malattia molto grave con interessamento del sistema nervoso centrale, encefalite e in alcuni casi anche conseguenze gravi con danni permanenti o decesso, specialmente nelle persone anziane”.

Quali sono i sintomi da monitorare

Il Comune di Venezia ha anche attivato un avviso per comunicare l’ufficialità del nuovo focolaio causato dal virus West Nile in un pool di zanzare catturato tramite trappola. Per adesso non ci sono persone positive ma l’attenzione è alta per la puntura della zanzara comune C. pipiens.

L‘Istituto Superiore di Sanità ha ricordato che tra i sintomi da monitorare ci sono febbre, mal di testa, nausea, vomito, sfoghi cutanei e che i sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette, solitamente anziani o soggetti debilitati. Il periodo di incubazione varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni.