LONDRA – Con la cultura si vive più a lungo, anche se non si mangia. Adesso abbiamo un motivo in più per andare a visitare musei o per scoprire e apprezzare nuove mostre in città: uno studio dello University College London, ritiene infatti che chi visita almeno una mostra o un museo all’anno viva più a lungo. Il team di ricercatori dell’istituto britannico ha condotto un sondaggio su 6.710 persone in tutta l’Inghilterra (tutti soggetti di cinquant’anni o più), giungendo a concludere che ci sia una correlazione tra la frequenza con cui si fruisce l’arte e l’aspettativa di vita: i risultati dello studio sono stati pubblicati il 18 dicembre sul British Medical Journal, importante rivista scientifica di medicina.

“Se precedenti studi hanno dimostrato che c’è una relazione tra la fruizione dell’arte e la prevenzione di disturbi della mente e del corpo, come la depressione, la demenza, i dolori cronici e la debolezza – si legge nello studio- rimaneva da chiarire se l’arte dà benefici sull’aspettativa di vita. Nell’ambito della ricerca sulla salute, la fruizione dell’arte può essere associata alla longevità in quanto allevia lo stress e la depressione, provvede risorse emozionali, cognitive e sociali che supportano i sistemi di regolazione biologica e le scelte comportamentali. La fruizione dell’arte, inoltre, arricchisce il capitale sociale e riduce la solitudine, associata alla mortalità. E ancora, può supportare la conservazione delle facoltà cognitive e promuove l’empatia, la comprensione, l’intelligenza emotiva, tutti aspetti collegati a maggiori possibilità di sopravvivenza. Inoltre, può aiutare a ridurre i comportamenti sedentari, contribuendo alla salute cardiovascolare e alle funzioni del sistema immunitario, e può anche contribuire a ridurre l’assunzione di comportamenti rischiosi. La fruizione dell’arte è anche collegata a una più alta percezione del proprio scopo di vita, altra caratteristica associata a migliori funzioni immunitarie e comportamenti salutari.

Ci sono pertanto forti ragioni teoriche che fanno supporre che la fruizione dell’arte possa essere collegata alla longevità degli individui”.

Lo studio dello University College di Londra ha analizzato le abitudini dei soggetti che hanno risposto al sondaggio e ha riscontrato che, per coloro che si recano ad almeno un evento culturale all’anno, il rischio di morte precoce si riduce del 14% rispetto al dato di chi non visita mai musei o mostre. E più si partecipa, più il rischio scende: chi frequenta eventi d’arte con maggiore frequenza (mensilmente o più) ha un rischio che si abbassa fino al 31%. I medici dello University College hanno anche provato a spiegare il perché di questa relazione, ravvisando che l’associazione tra arte e longevità si può spiegare sulla base delle differenze cognitive, mentali e fisiche tra chi frequenta mostre e musei e chi non le frequenta (i primi avrebbero dimostrato più impegno sociale e civico, maggior mobilità, comportamenti più salutari). Ma spesso quest’associazione è risultata indipendente da fattori esterni.

Tra frequenza di fruizione dell’arte e longevità sembra esserci un’associazione, ma molte questioni rimangono aperte: per esempio, non è stato studiato il potenziale della creazione di arte (comporre musica, dipingere o danzare), e l’analisi non ha considerato le abitudini dei soggetti su periodi lunghi. Ad ogni modo, spiegano i medici dello University College, “i nostri risultati evidenziano l’importanza di continuare a esplorare nuovi fattori sociali come determinanti per la salute”. Gli studi in questo settore, in effetti, stanno crescendo, e lo dimostra anche, in alcuni paesi, la recente introduzione della fruizione dell’arte come terapia per alleviare alcune patologie psichiche, ma anche come anti stress, o anche semplicemente la presenza di opere d’arte negli ospedali, che avrebbe garantito maggiore soddisfazione da parte dei pazienti e risultati positivi nei loro percorsi di guarigione.

No, non è un semplice convincimento soggettivo: l’arte-terapia funziona davvero.