Dopo il covid-19 e il vaiolo delle scimmie a far paura è anche il virus Marburg con i due casi in Ghana che hanno scatenato una vera e propria ondata di preoccupazione anche in Europa. Si tratta di una febbre emorragica rara simile all’Ebola scoperta per la prima volta in Germania, a Marburg, nel 1967, quando si verificarono i primi focolai diffusi poi anche a Francoforte e Belgrado che provocarono sette morti. Quali sono i sintomi del virus Marburg?

Virus Marburg, che cosa è: è presente anche in Italia?

In Africa ora si teme un focolaio, dopo i due casi accertati di pazienti contagiati e poi deceduti.

Almeno 34 persone sono sorvegliate speciali dopo aver avuto contatti con positivi. Secondo il direttore generale del servizio sanitario ghanese, Patrick Kuma-Aboagye:

“Si è sospettato della malattia dopo l’identificazione di due persone che corrispondevano alla definizione di febbre emorragica acuta, in due luoghi distinti della regione di Ashanti. I risultati preliminari suggeriscono che l’infezione sia dovuta al virus di Marburg”.

Tutti coloro che presentano sintomi sospetti sono invitati a recarsi subito dal medico mentre il rappresentante dell‘Oms nel Ghana, Francis Kasolo, si è detto pronto ad intervenire per rispondere a focolai possibili. In base agli studi effettuati, sembra che questo virus si possa trasmettere all’uomo dai pipistrelli della frutta e la mortalità arriva anche all’88%. Attualmente non ci sono notizie di casi in Italia.

I sintomi e come si trasmette l’infezione simile all’Ebola

Ma quali sono i sintomi del virus Marburg? Si parte dal mal di testa, passando per dolori muscolari, rigurgito di sangue e febbre. Nei primi cinque giorni si possono verificare delle eruzioni maculopapulari, più prominenti sul tronco e nausea, vomito, dolore toracico, mal di gola, dolore addominale e diarrea.

Si possono verificare anche ittero, infiammazione del pancreas, perdita di peso, delirio, shock, insufficienza epatica, emorragia massiccia e disfunzione multiorgano.

L’infezione si può trasmettere se si entra in contatto con il sangue infetto o tessuti corporali. Si tratta di una rara infezione, per cui non esistono vaccini né cure. L’Oms fa sapere che “Sono in corso di valutazione una serie di possibili trattamenti, tra cui emoderivati, terapie immunitarie e terapie farmacologiche”.