Il virus di Marburg, isolato per la prima volta alla fine degli anni Sessanta, torna a far paura dopo il recente tracciamento in Camerun e in Guinea Equatoriale, a tal punto da costringere l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) a istituire una task force per monitorarne la diffusione. Si tratta di un virus simile all’Ebola, che ciclicamente compare nei Paesi africani generando pericolosi focolai. L’ultima volta che era stato tracciato risale agli anni Duemila. Se n’è parlato anche in Italia, a causa della morte di una pediatra volontaria che al momento del contagio stava operando nel continente africano per conto di un’organizzazione non governativa.

Il virus di Marburg

Come spiega nel suo blog sul Fatto Quotidiano il docente e divulgatore Sante Roperto, il virus di Marburg viene contratto in seguito all’esposizione ai pipistrelli della frutta. In genere, questo accade principalmente nelle miniere e nelle caverne. Da qui in avanti la trasmissione del virus è la causa principale dell’insorgere dei focolai epidemici. La prima forma di contagio è quella attraverso i fluidi corporei, ossia urine, feci, vomito, saliva e sangue. In alternativa può avvenire tramite superfici contaminate, mentre è raro che ci siano contagi attraverso aerodispersione.

Il virus di Marburg può generare una pandemia?

La risposta è negativa. Il motivo principale è l’alto tasso di letalità del virus, una condizione che porta il virus stesso a non espandersi. Le ultime stime parlano di un tasso di mortalità che oscilla tra il 30% e l’85%, percentuali elevatissime che si traducono anche in decessi repentini. Chi contrae il virus di Marburg, infatti, si aggrava velocemente perché colpito da una febbre emorragica, con il decesso che avviene nel giro di un paio di giorni. Ecco perché i contagi, nella quasi totalità dei casi, avvengono per contatti diretti.

Il virus di Marburg può arrivare anche in Italia?

Il rischio che il virus di Marburg possa raggiungere l’Italia o gli altri Paesi europei è al momento minimo.

Questo si può spiegare facilmente per via del basso tasso di trasmissione. Detto questo, l’OMS ha attivato ugualmente una task force di esperti per cercare di seguire dettagliatamente la diffusione e l’evoluzione del virus. In modo da minimizzare qualsiasi eventuale rischio che il virus possa in qualche modo espandersi. Allo stesso tempo, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità continua a discutere circa nuovi farmaci e terapie sperimentali, dato che ad oggi non esiste ancora un vaccino efficace contro il virus di Marburg.