Giro di vite sulla vendita di sigarette e alcool ai minorenni: l’acquirente dovrà mostrare la carta d’identità per comprovare la maggiore età. Non sono più sufficienti i 16 anni (che spesso nella pratica diventavano quindici o anche meno) per comprare bevande alcoliche o prodotti a base di tabacco. La legge predisposta dal ministro della Salute Renato Balduzzi ed entrata in vigore con l’inizio del 2013, prevede multe molto pesanti per gli esercenti che violano questa disposizione. Si va una contravvenzioni minima di 250 euro fino alla multa di due mila euro e alla sospensione della licenza all’esercizio di attività per tre mesi in caso di recidiva.

Molti tabaccai hanno già messo le mani avanti esponendo alle casse cartelli che invitano i giovani che non hanno manifestatamente compiuto 18 anni a mostrare la carta d’identità nel caso di acquisto di alcolici o tabacco. Il vecchio limite di anni 16 resta invece in vigore per la somministrazione.

Pubblicità gioco d’azzardo: come tutelare i minorenni

Oltre che dalla vendita di sigarette e alcol, la legge Balduzzi, tutela i minorenni anche dal rischio di ludopatia. Se non è entrata in vigore l’originaria proposta che stabiliva una distanza minima di 500 metri tra luogo di installazione di videopoker e istituti scolastici, è stata però regolamentata in maniera restrittiva la pubblicità del gioco d’azzardo. In ogni spot sussiste l’obbligo di indicare le concrete possibilità di vincita risultanti dalle tabelle dei Monopoli di Stato. La legge 189 del 2012 prevede inoltre per i gestori di centri scommesse l’obbligo si esporre, all’ingresso e dentro i locali, “il materiale informativo predisposto dalla aziende sanitarie locali, diretto ad evidenziare i rischi correlati al gioco e a segnalare la presenza sul territorio dei servizi di assistenza pubblici e del privato sociale dedicati alla cura e al reinserimento sociale delle persone con patologie correlate al gioco d’azzardo patologico”.

Bocciata invece anche la disposizione presente nella prima bozza del decreto che autorizzava il sindaco a limitare l’orario di apertura dei luoghi predisposti al gioco d’azzardo e il prefetto a dichiarare impignorabili i beni persi al gioco in caso di dipendenza patologica.