Le varianti del coronavirus rappresentano un problema gravissimo: non solo contagiano maggiormente anche i giovani, ma in generale hanno una carica virale più alta e, notizia delle ultime ore, sembra che alcune varianti siano invisibili ai test rapidi.

Invisibili ai test rapidi

Nelle ultime ore è emerso che il vaccino Pfizer riesce a bloccare il 100% delle varianti ma resta il problema dei test rapidi che non riuscirebbero a vederle. L’allarme è stato lanciato da Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, secondo cui questi test non sarebbero del tutto affidabili per trovare le varianti, ormai molto diffuse in tutta Italia.

Queste le sue parole a Sky Tg 24:

“Ci sono delle varianti che sono totalmente invisibili ai test rapidi. Fra poco sarà annunciato con un lavoro scientifico dell’università di Padova e questo pone un problema serissimo di sanità pubblica. Inserire i test rapidi nell’indice di positività è uno sbaglio. Per abbassare l’Rt e arrivare alla trasmissione vicina allo zero, bisogna mantenere il distanziamento e le misure di protezione, vaccinare più persone”.

Come affrontare la pandemia

Secondo il professore, bisognerebbe seguire l’esempio inglese che è riuscita a immunizzare 20 milioni di persone in tre mesi e mezzo e ha anticipato la sua ricetta per uscire dalla pandemia: si va dal blocco della mobilità delle persone, il maggior numero di vaccini, potenziare il sistema di sorveglianza con i tamponi, progettare un piano nazionale finanziato per monitorare le varianti, usare il modello Codogno dove ci sono focolai, quindi lockdown mirati e usufruire di un sistema di tracciamento efficace.
Nel frattempo, dalla prossima settimana quasi tutte le regioni italiane saranno in zona rossa e arancione e si attende anche il picco della terza ondata, che dovrebbe avvenire a fine marzo, proprio a cavallo della Pasqua, festività che saranno certamente blindate e che ricordano lo scorso anno, quando eravamo nel pieno della pandemia.

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