Si continua a parlare della variante Omicron e della sua maggiore contagiosità. A fare chiarezza ci ha pensato il direttore dell’Africa Health Research Institute (AHRI) Willem Hanekom, secondo cui la nuova variante sudafricana è sicuramente molto più trasmissibile ma provoca una malattia minore.

Variante Omicron colpisce i più giovani ma i sintomi sono meno intensi

Intervistato alla BBC, Willem Hanekom ha chiarito che rispetto alle altre ondate quella provocata dalla variante Omicron è più forte ma appare più lieve, anche perché sembra colpire maggiormente i giovani non vaccinati.

Servono ancora nuovi dati per completare le analisi. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco invece:

“Dalle informazioni che abbiamo oggi sembra più contagiosa ma con una casistica clinica meno importante. Ciò vuol dire che il virus si sta adattando meglio all’ospite con minori effetti in termini di possibili gravi conseguenze e di mortalità. Non ci sono conferme sul fatto che la variante Omicron schivi i vaccini e con tre dose l’efficacia dovrebbe essere garantita”

Si attendono i dati definitivi sulla nuova variante sudafricana

Intanto, nell’attesa dei nuovi dati che potranno o meno confermare la pericolosità della variante Omicron, i paesi europei si sono blindati e hanno chiuso le frontiere verso il Sudafrica e altri paesi africani. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha identificato la variante sudafricana come variante di preoccupazione, per questo motivo i prossimi giorni saranno fondamentali per arrivare a dati più precisi.

Infatti, secondo gli esperti, la nuova variante potrebbe si essere più contagiosa ma anche provocare sintomi molto più lievi e questa potrebbe essere una buona notizia considerando che ormai bisognerà convivere con il virus. Secondo Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia: “Omicron potrebbe anche segnare la fine della paura pandemica e diventare l’inizio della fase attesa dalla comunità scientifica di tutto il mondo: una relazione pacifica tra uomo e coronavirus. Se la nuova variante si confermasse davvero più trasmissibile, ma meno aggressiva, potrebbe essere l’adattamento di Sars-CoV-2 che aspettavamo”.

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