Con la variante Omicron e Omicron 2 e 3 è possibile infettarsi due volte in 20 giorni. La reinfezione con Omicron non è una novità e se ne è parlato più volte. Ormai la variante sudafricana è dominante nella sua seconda versione, anche se hanno fatto capolino anche i nuovi ceppi Xf, Xe e Xj di cui si sa ancora poco. Nelle scorse settimane era già scattato l’allarme reinfezioni con vari casi di persone che si erano infettate due volte o anche tre a distanza di tempo.

L’ultimo caso, però, ha superato il record. Si tratta di una donna che si è contagiata due volte in 20 giorni.

Reinfezione con variante Omicron, due volte in 20 giorni 

Il fatto è accaduto in Spagna e riguarda una giovane operatrice sanitaria che si era vaccinata anche con la dose booster e che prima si era prima contagiata con Delta e poi con Omicron. Del caso se n’è parlato durante il Congresso della società europea di malattie infettive e microbiologia clinica (Eccmid) proprio per la distanza ravvicinata mai segnalata.

La prima volta, la donna si era contagiata il 21 dicembre e la seconda il 10 gennaio 2022 e il sequenziamento del genoma virale aveva rilevato che si trattava di due diversi ceppi di Sars-CoV-2, la prima con la variante Delta e non aveva avuto sintomi e la seconda con Omicron; aveva presentato tosse, febbre e malessere generale.

La prima versione di Omicron, la BA.1, sta lasciando il posto alla BA.1.1

La variante Omicron è diventata ormai dominante in tutto il mondo con le sotto varianti Omicron 2 e 3, è molto più contagiosa di Delta e può eludere l’immunità da infezioni pregresse e dalla vaccinazione. Secondo Gemma Recio, dell’Institut Català de Salut di Tarragona in Spagna: “

“Il caso mette in evidenza il potenziale della variante Omicron di eludere la precedente immunità acquisita da un’infezione naturale con altre varianti o da vaccini.

Le persone che hanno avuto Covid non possono presumere di essere protette dalla reinfezione, anche se sono state completamente vaccinate. Tuttavia, sia la precedente infezione con altre varianti che la vaccinazione sembrano proteggere parzialmente da malattie gravi e ospedalizzazione”.

La prima versione di Omicron, la BA.1, sta lasciando il posto alla BA.1.1, presente per il 36%, mentre la BA.2 è al 5% ed è ancora più diffusiva. In un rapporto dell’Istituto superiore di sanità si è rilevato come dopo la comparsa di Omicron, si sia verificato un picco di seconde infezioni più facilmente nelle persone che hanno contratto Covid-19 da più di sei mesi, nei soggetti privi di difese, nelle donne rispetto ai maschi adulti, nei giovani rispetto agli over 60, negli operatori sanitari.