La variante Delta continua a mutare e ad allarmare per la sua contagiosità. Nel corso delle settimane, sono state rilevate 5 sottovarianti che indicano che il virus muta di continuo per sopravvivere.

Nuova sottovariante Delta, ecco perché allarma gli esperti

Una delle mutazioni che fanno più paura è la sottovariante D, che segue quelle già denominate A, C, E che appartengono tutte alla stessa famiglia. Secondo Giovanni Maga, direttore del Cnr di Pavia: “Il virus Covid continua a mutare ma tra le varianti, la Delta, ultima arrivata, si sta già suddividendo. Al momento, si riconoscono dal punto di vista genetico 5 sottovarianti, e il sottotipo D è quello dominante. Le differenze tra la Delta originale e quest’ultima sono troppo poche per parlare di cosa del tutto nuova“.

Secondo i virologi, dunque, stanno arrivando nuove mutazioni della variante Delta, dove il tipo D è quello dominante. Rispetto al ceppo originale, la sottovariante D ha delle proteine diverse ma ancora non è chiaro se è davvero più pericolosa della mutazione originale e solo il tempo potrà dare delle risposte. L’unica arma per fermare queste varianti sono i vaccini, secondo Maga, più ci si vaccina e meno varianti si andranno a creare. In merito alla nuova sottovariante Delta, la D è diventata già dominante in India a maggio, dove appunto i vaccini sono pochi e le misure igieniche scarse.

Le previsioni per la variante Delta in autunno

Resta il fatto che la variante Delta fa aumentare di circa 1,5 volte il rischio di ricovero rispetto al ceppo originario. I numeri, finora hanno smentito le previsioni che parlavano di 20-30 mila casi al giorno ad agosto in Italia, mentre attualmente si assestano a 6-7 mila casi giornalieri ma con i ricoveri in crescita.
Come sottolinea Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi: “La variante Delta ha portato a quasi il raddoppio delle ospedalizzazioni ma anche sulla popolazione più anziana vaccinata con doppia dose ormai da sei mesi, l’efficacia dei vaccini cominci a calare anche sulla protezione dalla malattia grave. Basta una discesa piccola tra gli over 80 per avere un effetto percentuale consistente”.


Per questo motivo, oltre al vaccino, resta fondamentale aprire al più presto alla terza dose di vaccino per chi ha ricevuto la seconda dose da più di 6 mesi.

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