Dopo il caso scoppiato intorno al vaccino Johnson&Johnson e ai rari casi di trombosi rilevati (6 su 6,8 milioni di somministrazioni), il ministro Roberto Speranza ha dichiarato che molto probabilmente questo siero dovrà essere utilizzato comunque. Una volta ricevute notizie più approfondite dagli USA e dall’EMA si deciderà per quale fascia d’età prediligerlo e come effettuare le somministrazioni.
Ma le domande più importanti da porsi sono due. Cosa ne pensano gli esperti e come cambierà il piano vaccinale in Italia.

Cosa pensano gli esperti del vaccino Johnson&Johnson

In una dichiarazione rilasciata a AdnKronos, il direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, ha ricordato come gli esami diagnostici che prevedono l’utilizzazione di un mezzo di contrasto iodato presentano un rischio di reazione avversa fatale in 3-5 casi su milione. È più pericoloso effettuare questa tipologia di esami che non il vaccino J%J.

L’immunologa dell’università di Padova, Antonella Viola, ragiona invece più dal punto di vista politico. Dopo il disastro comunicativo e politico avvenuto con AstraZeneca, l’esperta auspica che l’Europa sia in grado di muoversi in maniera coordinata. Di avviso simile è Roberto Burioni, virologo dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Egli sottolinea la necessità di mantenere alta l’attenzione e soprattutto di lavorare bene alla comunicazione.

Enrico Bucci, biologo e docente negli USA alla Temple University di Philadelphia, sottolinea un dato sconcertante. “Ci stiamo concentrando su pochi casi per milione di morte seguita ad una rara trombosi forse causata da certi vaccini”. Eppure “la trombosi coagulativa diffusa causata dal virus ci uccide a milioni, e non in senso figurato”.

Il direttore dell’Istituto di Clinica delle Malattie infettive dell’Università Cattolica di Roma, Roberto Cauda, è convinto che sia giusto fermarsi in questo momento. Lo stop non deve essere percepito in maniera negativa, ma in modo positivo.

Significa che le autorità sono attente, che vogliono rassicurare le popolazioni in maniera da ripartire più sicuri e convinti. “Non dobbiamo dimenticarci”, afferma l’esperto, “che a fronte di questi casi molto gravi ci sono ogni giorno registrati in Italia una quota variabile dai 200 ai 600 decessi per Covid”.

Come cambia il piano vaccinale dopo il caso del vaccino J&J

Il caso scoppiato intorno al vaccino Johnson&Johnson non può che mutare ancora il piano vaccinale in Italia. Il vero problema è che si andrà probabilmente verso l’idea di somministrarlo soltanto agli over 60 non fragili. Significa che l’intero piano vaccinale andrà in contro a un nuovo importante rallentamento. Difficile che le promesse/speranze del governo siano mantenute.

Al momento, il calendario vaccinale in Italia sembra essere modulato fondamentalmente in tre fasi:

Fase 1 con vaccini Pfizer/Biontech e Moderna. Il personale sociosanitario e Rsa, anziani over 80 – al momento non è stata ancora completata, nonostante siano trascorsi circa quattro mesi.

Fase 2 con vaccini Pfizer/Biontech e Moderna. Persone estremamente vulnerabili, persone vulnerabili under 70, mentre con AstraZeneca (e forse J&J) per anziani tra 75 e 79 anni, anziani tra 70 e 74 anni, anziani tra 60 e 69 anni che non presentano rischi specifici, persone tra 55 e 59 anni che non presentano rischi specifici.

Fase 3 con vaccini Pfizer/Biontech e Moderna per il resto delle categorie e delle fasce d’età. Lo stop ad AstraZeneca per gli under 60 ha cambiato completamente il piano vaccinale.

È facile dunque evincere che l’Unione Europea dovrà muoversi in maniera differente per riuscire a ottenere quante più dosi è possibile dei vaccini Pfizer/Biontech e Moderna.

Il vero nodo è rappresentato dal fatto che l’Europa ha sbagliato tutto, arrivando in ritardo nella sottoscrizione dei contratti, e così le incognite, dopo gli stop di AstraZeneca e presumibilmente del vaccino Johnson&Johnson, sono davvero tante.

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