Grande successo per The Watcher su Netflix, un altro prodotto targato Ryan Murphy, ormai uno dei nomi più grandi della televisione americana. Ma qual è la vera storia di questa inquietante miniserie? Su YouTube non sono pochi i video, ormai anche abbastanza datati, dedicati alla vicenda americana. Si tratta di una sorta di creepypasta che però affonda le sue radici nella realtà.

Come spesso accade, però, la vita quotidiana è decisamente più banale di quella raccontata in una film. Per motivi drammaturgici, ancora una volta Murphy, proprio come aveva fatto con Dahmer (altro grande successo recente di Netflix) ha inventato parecchio, rendendo la trama più appetibile.

Lo spirito generale della vicenda, però, rimane sostanzialmente fedele al fatto di cronaca realmente avvenuto.

The Watcher, la vera storia

I protagonisti reali della vicenda sono Derek e Maria Broaddus, i quali, nel 2014, acquistarono la villa protagonista della serie Netflix. Dopo appena pochi giorni ricevettero la lettera di un anonimo che si firmava L’Osservatore. Le prime missive erano gentili e si complimentavano con i nuovi proprietari per l’acquisto. Col tempo le lettere però divennero più inquietanti e aggiungevano sempre più particolari macabri che spaventarono la coppia a morte.

Ad aggravare la situazione, il fatto che i due avessero tre figli, cosa che li metteva in ambasce, in quanto il The Witcher delle lettere aveva chiamato per nome i piccoli aggiungendo una frase a dir poco raggelante: “I vostri figli hanno già conosciuto colui che vive dietro la parete. Tra poco lo conoscerete anche voi”. Per i coniugi Broaddus fu la minaccia finale, quella che li spinse a vendere immediatamente la villa e fare le valige.

La casa del 657 Boulevard

Oggi la villa è abitata dal nuovo proprietario, un uomo rimasto anonimo, il quale non ha mai raccontato episodi del genere. Sta di fatto che, invece, la serie si è concessa non poche libertà nel raccontare questa storia, aggiungendo una sorta di complotto ordito dai vicini per “preservare l’essenza della casa”.

Il finale della nuova opera di Murphy lascia intendere che gli stessi protagonisti, una volta messa in vendita la villa, siano diventati a loro volta dei whatchers, ossia stalker dei nuovi proprietari.

Come al solito, il regista e showrunner americano prende spunto da un fatto di cronaca americana per raccontare problematiche a più ampio respiro, una sorta di metafore dei nostri tempi, dove l’avidità, la voglia di possesso e il desiderio di apparire diventano ideali atti a dare prova della propria grandezza. La realtà specifica del 657 Boulevard sembra essere invece molto più semplice: un pazzo ossessionato da una villa minaccia i suoi proprietari con una serie di lettere e li costringe a scappare. Fine della storia. La vita reale è spesso incredibilmente banale.