Ormai la terza dose di vaccino è realtà anche per gli over 60 che possono prenotarla dopo almeno 6 mesi dalla seconda dose. Per tutto il resto della popolazione ci sono ancora dubbi. Della necessità della terza dose è tornato a parlare Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia presso l’Università di Padova, che durante un’intervista a La Stampa ha espresso il suo parere in merito.

Terza dose necessaria per non fare la fine della Gran Bretagna, con 40mila casi al giorno

Secondo Crisanti, è importante arrivare al 90% di vaccinati perché “garantirebbe un equilibrio che con la terza dose potrebbe diventare buono, altrimenti c’è il rischio inglese. L’effetto Green pass dimostra che è ancora possibile convincere a vaccinarsi, cioè salvare vite, per cui attenzione a non regalare gli impauriti ai no vax”.
Senza terza dose, insomma, il rischio di finire come il Regno Unito, dove i contagi sono nuovamente tornati a salire arrivando a quota 40mila al giorno, è concreto.

Questo perchè dopo un tot di tempo cala l’immunità:

“Studi solidi dimostrano che dopo sei mesi la protezione contro l’infezione cala dal 95 al 40% e contro la malattia grave dal 90 al 65%”.

Per questo motivo fare la terza dose risulta necessario per il completamento della protezione. Considerando che il picco della campagna vaccinale si è avuta tra aprile e luglio, da novembre in poi molti italiani che hanno fatto la seconda dose ad aprile si troveranno ad aver superato i famosi 6 mesi. Per questo motivo da novembre a febbraio non si escludono problemi legati al calo dell’immunità come accaduto, appunto, in UK.

La necessità del Green Pass

Secondo il professore il Green Pass può essere un buon modo per convincere le persone a vaccinarsi, bisogna coinvolgere i paurosi e i fragili che non vogliono vaccinarsi senza imposizioni. Crisanti ha parlato anche dei tamponi che devono restare a pagamento ma le aziende possono essere libere o meno di pagare i tamponi ai dipendenti, dando preferenza ai tamponi molecolari che sono più affidabili dei rapidi anche per non confondere i sintomi dell’influenza.

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