Nel 2023 il governo Meloni si appresta a varare una profonda riforma fiscale. Questa andrà ad impattare in maniera importante sulle tasse e, in parte, anche sugli stipendi. Uno dei pilastri della nuova riforma ha per oggetto la riduzione delle aliquote Irpef, che passeranno da 4 a 3. Non tutti i lavoratori dipendenti però dovrebbero beneficiare della nuova riforma. Anzi, alcuni di loro ci rimetteranno. Chi? Se la matematica non è un’opinione, c’è una precisa fascia di reddito a cui la riforma fiscale dell’esecutivo di Centrodestra sarà indigesta.

Scopriamo dunque insieme chi sono i lavoratori dipendenti più svantaggiati dalla riforma.

Stipendi e riforma dell’Irpef: ecco chi ci rimette di più

A rimetterci di più con la riforma fiscale dell’attuale maggioranza sono i lavoratori dipendenti che guadagnano tra i 15.000 e 28.000 euro lordi. Quest’ultimi, infatti, pagheranno tra il 2 e il 3 per cento in più di Irpef. Lo stesso discorso non riguarda invece chi percepisce un reddito lordo annuo tra i 28.000 e 50.000 mila euro. Secondo le prime stime che si possono fare, i dipendenti che appartengono a questa fascia di reddito pagheranno tra il 7 e l’8 per cento in meno di Irpef. Ma da dove arrivano questi numeri? Quali sono le nuove aliquote Irpef che debutteranno non appena il governo varerà la nuova riforma del fisco? Ecco nel dettaglio come cambiano le cose.

Riforma del fisco: come cambiano le aliquote Irpef con il nuovo provvedimento

Facciamo prima un passo indietro e vediamo quali sono le attuali aliquote Irpef (e relativi scaglioni):

-23% per gli stipendi fino a 15.000 euro
-25% per gli stipendi compresi tra 15.000 e 28.000 euro
-35% per gli stipendi compresi tra 28.000 e 50.000 euro
-43% per gli stipendi oltre i 50.000 euro

A questo proposito, è importante sottolineare che si tratta di redditi da considerare al lordo e non al netto.

Vediamo ora l’ipotesi più caldeggiata rimasta sul tavolo in relazione alle aliquote e ai relativi scaglioni.

Come confermato nei giorni scorsi, si parla sempre di tre aliquote al 23%, al 27% e al 43%. Se le percentuali verranno confermate, il primo scaglione a 15.000 euro con aliquota al 23% resterebbe uguale come oggi. Il secondo scaglione comprenderebbe invece gli importi da 15.000 a 50.000 euro, con aliquota al 27% (o al 28%). Ecco perché si parla di risparmio per la fascia di reddito tra 28.000 e 50.000 euro, per cui oggi è prevista un’aliquota del 35%. Non cambierebbe invece nulla per i redditi oltre i 50.000 euro, che continuerebbero a essere gravati da un’aliquota del 43%.