Stipendi differenziati ai professori in base al costo della vita: questa è l’ipotesi di Giuseppe Valditara, ministro della Scuola che proprio ieri ha firmato anche il decreto per gli esami di Stato.

Immediatamente sono arrivate la critiche perché tale sistema, secondo gli oppositori, potrebbe causare molte diseguaglianze nel sistema scolastico. Il presidente dell’Associazione Presidi del Lazio, Mario Rusconi, è però d’accordo. Ha sottolineato infatti che molti docenti e dirigenti scolastici che lavorano al Nord, ma vengono dal Sud, hanno difficoltà a sopravvivere.

Con quello che guadagnano, infatti, non riescono a vivere adeguatamente.

Di tutt’altro avviso è il Movimento Cinque Stelle per il quale una scuola così diventerebbe “delle diseguaglianze”. Luca Pirondini e Anna Laura Orrico dei 5 Stelle in Commissione Istruzione al Senato e alla Camera hanno definito inquietante il piano presentato così come Simona Malpezzi del Pd per la quale tale scelta andrebbe a creare insegnanti di serie A e serie B.

Le zone salariali

Dal 1946 al 1972 ci sono state le cosiddette “zone salariali” per le quali laddove il costo delle vita era più alto, le paghe erano maggiori. Poi tale sistema andò in soffitta perché era ingiusto e allargava il divario tra il Nord e il Sud. SkyEconomia fa un esempio pratico per spiegare tale sistema. Un operaio che lavorava in Lombardia nel 1954 percepiva uno stipendio di 30 mila lire mentre lo stesso operaio in Sicilia guadagna invece 22 mila lire.

Non è la prima volta che si torna sul tema della differenza del costo della vita per i lavoratori del settore pubblico ma la domanda che tutti si pongono è: perché non aumentare piuttosto gli stipendi dato che l’Italia li ha tra i più bassi all’interno dell’Unione Europea?

Secondo quanto spiega la Banca d’Italia, il forte divario tra il Nord e Sud è dovuto a diversi fattori tra cui la grande disoccupazione e la tipologia di impiego nel Mezzogiorno.

A parità di impiego, infatti, nel Mezzogiorno si guadagna il 9% rispetto al Nord.

Nonostante questo, però, periodicamente se ne torna a parlare.

La scuola divisa

In merito alla proposta lanciata dal ministro Valditara sugli stipendi dei professori differenziati, la scuola si divide anche se un’apertura arriva dai dirigenti scolastici.

Il ministro ha però precisato che il contratto nazionale collettivo non si toccherà. Ha aggiunto inoltre che la scuola necessita di nuove forme di finanziamento anche per coprire gli stipendi dei professori e per trovarle si potrebbe aprire anche ai finanziamenti dei privati.

I sindacati però non ci stanno. Gilda, ad esempio, ritiene che l’idea di stipendi differenziati in base alla regione in cui si insegna viola l’articolo 36 della Costituzione che sancisce il diritto del lavoratore a una retribuzione in proporzione alla quantità e qualità del lavoro.

Per la Uil scuola, invece, con questa proposta si rimetterebbe in discussione l’assetto del contratto collettivo nazionale accentuando la diseguaglianza sociale.

Il tema è caldo per cui, sicuramente, se ne continuerà a parlare ancora a lungo.

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